Omeopatia: una fede priva di senso morale.
Caro Presidente,
intervengo anch’io, se permetti, nella polemica sollevata dal tuo articolo relativo all’inefficacia dell’omeopatia.
Vorrei spostare l’attenzione su un aspetto che mi sembra fonfamentale: quello etico.
E’ noto che l’omeopatia viene utilizzata solo per la cura illusoria (illusionismo terapeutico) di quelle alterazioni dello stato di salute che non sono misurabili in maniera diretta e quantitativa. Da due secoli l’omeopatia continua a non essere utilizzabile come terapia d’urgenza, nelle malattie gravi e degenerative, nella terapia del dolore, nelle malattie più diffuse, che riguardano il sistema cardiocircolatorio e respiratorio, ipertensione, diabete, obesità, e anche, naturalmente, depressione e disturbi dell’umore. In pratica, non serve a niente di importante. L’lelenco dei dodici studi sinottici più rappresentativi dell’efficacia dell’omeopatia illustrati dalla Guna nel suo opuscolo è, in proposito, deprimente, perchè riguarda esplicitamente disturbi lievi e minori o quelli tipicamente pediatrici. Anche i bambini, infatti, sanno che il successo dell’omeopatia è dovuto principalmente alla sua diffusione come placebo tra le madri che vivono con angoscia la salute dei loro bambini, e amano fare ricorso al medico “omeopatico”, perchè demonizzano, in parte giustamente, i farmaci tradizionali. Sappiamo tutti, e lo sanno anche gli omeopati, che i disturbi per cui essi prescrivono i rimedi omeopatici sono disturbi autolimitanti, cioè che si risolvono da soli. In più, e qui comincia a fare capolino una certa dissonanza cognitiva, ogni omeopata sa che, se tira troppo la corda e insiste nel somministrare omeopatici quando la malattia si fa importante, il rischio è grosso, e può sempre tornare, come capita spesso, alla cura convenzionale. Dopodichè, il paziente migliorato sarà considerato come paziente curato con successo tramite l’omeopatia.
L’etica della cura, a mio parere, viene violata quando si insiste nel presentare questa farmacologia come rivolta alla cura di stati di alterazione della salute non meglio definiti (debolezza del sistema immunitario, stress, lievi disturbi di malattie “static”), oppure si agisce su disturbi, come l’artrosi, per i quali non esiste una cura efficace (e l’omeopatia neppure è in grado di ridurre il dolore), ma sono soggetti a lievi variazioni nella gravità dei sintomi. Gli omeopati, come ogni guaritore professionista, sono abilissimi nell’avocare a sè il merito di queste variazioni quando sono positive, e attribuirle ad altri fattori quando assistono a un peggioramento. Poichè le cure omeopatiche durano moltissimo (per la gioia di prescrittori, farmacisti e case farmaceutiche), è evidente che, trattandosi di malattie lievi o a decorso fluttuante, nel lungo periodo qualche episodio di miglioramento, se pur leggero, c’è sempre. L’etica della scienza fa sì che i medici seri, prima di attribuire la causa di questo miglioramento alle loro cure, adottino la necessaria prudenza e accertino quali altri variabili possono essere intervenute nel processo di cura. Il principio è assolutamente pacifico, in ambito scientifico, ma gli omeopati sono esentati dal rispettarlo.
Se mi permetti, io non insisterei, se non in risposta a una giusta richiesta di precisazioni, nel discutere con gli omeopati sul loro stesso piano. Essi ci condurranno sempre in un mondo di favole, dove la scienza si sposa e si armonizza senza problemi con la magia, la superstizione, la devozione religiosa e dove i principi scientifici vengono stravolti e le regole della logica disprezzate.
Mi piace far notare la schizofrenia omeopatica che si manifesta nella contraddizione seguente: da un lato gli omeopati proclamano l’esistenza pacifica di prove incontrovertibili dell’efficacia dell’omeopatia (salvo scoprire, come nel caso della Guna, che essi considerano omeopatia tutti i tipi di rimedio che non siano farmaci convenzionali), dall’altra, alla domanda su come mai essa non si diffonde, gli omeopati meno legati a doppio filo con gli interessi delle aziende omeopatiche dichiarano candidamente che tutto nasce dalla mancanza di una sperimentazione ben condotta, per la quale essi, da decenni, chiedono finanziamenti (che non arrivano mai, perché nessuno è così stupido da investire i suoi soldi in sperimentazioni su cure magiche e inutili da due secoli).
L’omeopatia, come tutte le cure magiche e New age, risponde ad esigenze diverse, come sappiamo bene, rispetto a quelle delle malattie per le quali essa viene suggerita.
Essa confonde la realtà con la fantasia, e la risposta della Guna al tuo articolo lo dimostra: essa cerca di accreditarsi o tramite propaganda relativa alla sua diffusione (proprio come fanno le sette religiose) oppure chiamando in causa studi su alcuni topi, condotti da personaggi isolati e di basso profilo, ma sempre presentati come autorità nel loro campo (l’omeopatia, appunto, in maniera autoreferenziale), oppure falsificando la realtà, e suggerendo che le affermazioni di premi Nobel in ordine alle nuove frontiere della ricerca scientifica, come quelle su diluizioni dei farmaci, possano già essere realtà. Capisci, se la cura della nostra salute è affidata a personaggi che non sanno neanche riconoscere quelle che sono ipotesi teoriche della fisica quantistica, considerandole dati di fatto e applicazioni concrete alla vita quotidiana, la situazione della salute diventa allarmante. Gli omeopati, nel loro persistere a farsi trascinare dal pensiero infantile, credono davvero, come i bambini, che studi e ricerche, alcuni condotti seriamente, molti altri meno, siano la conferma di tutte le loro fantasie omeopatiche. Basta un singolo studio, che nelle intenzioni vuole solo indagare un certo fenomeno, il quale evidenzi una nuova possibilità di ricerca (scientifica, non omeopatica) ed ecco che gli omeopati si lanciano a indicarlo come l’ennesima prova dell’efficacia dei loro rituali magici.
Sempre sotto il profilo etico, è sconvolgente la superficialità con cui gli omeopati ritengono confermate alcune loro fantasie attraverso gli studi cui fa riferimento il prof. Montagnier: essi non dimostrano assolutamente nulla, ma per gli omeopati sono la conferma dell’efficacia di tutta l’omeopatia. Anche se fosse vero, e non lo è, a nessun omeopata viene in mente che, di tutto l’armamentario fantastico di rimedi e diluizioni dinamizzate, sarebbe necessario verificare, rimedio per rimedio, diluizione per diluizione, la sua efficacia nella cura delle malattie per cui sarebbero rivolti? Solo dei bambini possono pensare che la scienza, oggi, possa indagare un fenomeno, ipotizzarne degli sviluppi clinici, e con ciò concludere che tutto quanto è stato fatto per due secoli resti confermato, senza bisogno di verifica!
Ma l’etica sociale impone una riflessione: le risorse, di tempo, umane, economiche che l’umanità ha a disposizione, non sono illimitate. Se abbiamo a disposizione una certa quantità di risorse, in un mondo globalizzato diventa importante decidere dove allocarle, secondo criteri che con l’etica devo fare i conti. Ora, non andiamo a vedere come queste risorse potrebbero essere spese nei Paesi del cosiddetto terzo Mondo, dove all’omeopatia si preferiscono altre pratiche magiche, ma che avrebbero bisogno di ingenti apporti di cure e farmaci seri. Lasciamoli pure morire come mosche, questi nostri sfortunati fratelli, e dedichiamoci a curare i nostri disturbi che guariscono da soli spendendo cifre astronomiche per farmaci omeopatici.
Stiamo invece nel nostro paese. Ad oggi, per esempio, settantamila malati di sclerosi multipla sono costretti ad assumere farmaci convenzionali che rallentano, se lo fanno, in misura minima, il decorso degenerativo della malattia. E’ un problema più grave di quello di cui si occupa l’omeopatia: le risorse per sperimentazioni serie non ci sono, ma gli italiani, spinti dalla propaganda omeopatica, a sua volta sostenuta dell’enorme potere finanziario delle ricchissime aziende omeopatiche, sono sempre disponibili a destinare miliardi di euro in cure prive di utilità verificata, per curarsi un fastidioso eritema con la pomata omeopatica.
Quello della sclerosi multipla è solo un esempio, tra le migliaia che si potrebbero fornire, tutti tali da richiedere di dirottare le risorse buttate al vento per cure omeopatiche in sperimentazioni scientifiche serie. Per esempio, a proposito del famoso studio citato dalla Guna sulla gonatrosi, il quale nel 1996 avrebbe dimostrato che il farmaco omeopatico è efficace quanto quello convenzionale: e allora, cosa è successo, da allora? in sedici anni, nulla. Nessuna ricerca è stata condotta dalla stessa equipe per verificare su un altro campione gli effetti riscontrati, nessun follow up ci ha permesso di verificare se gli effetti riscontrati dopo la cura sono perdurati, e in che misura, nessuna altra ricerca condotta da altri, in altri Pesei, ha preso sul serio quello studio, tanto da cercare di replicarlo. Nulla, assolutamente nulla. Intanto, il farmaco convenzionale continua ad essere utilizzato in tutto il mondo, e quello omeopatico in misura enormemente più ridotta, quasi insignificante. Gli omeopati non possono chiedersi perchè, pena la perdita del loro fragile equilibrio cognitivo. Dal 1996, milioni di medici ortopedici hanno ignorato, colpevolmente, questo studio così importante, e hanno continuato a prescrivere farmaci convenzionali, sapendo che essi presentano effetti indesiderati anche gravi e ignorando la possibilità di ricorso all’innocuo e altrettanto efficace farmaco omeopatico. Tutti stupidi, ignoranti, irresponsabili? Tutti, tranne gli omeopati? Tutti schiavi delle aziende farmaceutiche tradizionali, mentre gli omeopati sono uomini liberi, che non hanno nessun interesse, personale, di immagine, di ruolo, e anche economico, a sostenere l’omeopatia?
Da anni, Presidente, tu sostieni a necessità che un paese civile avrebbe di inserire nel Sistema sanitario nazionale il sostegno psicologico, istituendo anche la figura dello psicologo di base. Penso a quanti milioni di persone, con la stessa spesa dirottata verso le cure omeopatiche, potrebbero essere assistite, curate, aiutate a vivere una vita di migliore qualità, a quante persone indigenti, malate seriamente, costrette a farsi assistere da parenti o a fare sacrifici immensi per pagarsi una assistenza neppure qualificata, potrebbero beneficiare dei miliardi di euro che si spendono per finanziare il mercato dell’omeopatia. Non penso che ci siano dubbi circa la ben differente utilità dell’assistenza psicologica e sanitaria rispetto alla cura omeopatica.
Non ci si prenda in giro con l’argomento secondo cui la ricerca scientifica dovrebbe essere svolta in tutte le direzioni. Primo, non esiste nessuna ricerca scientifica in omeopatia. Secondo, non tutte le direzioni sono equivalenti: alcune sono, da due secoli, dei vicoli ciechi.
L’omeopatia non fa ricerca, e quando la fa, essa serve solo per proporre un nuovo mix di sostanze varie, principi attivi e inattivi e energie informazionali che dovrebbero andare a sostituirsi alle attuali cure convenzionali. Da due secoli, tutto questo non ha successo, perchè l’omeopatia continua ad agire solo su disturbi lievi che siano sensibili all’effetto placebo (salvo dimostrare che una decina di topi, in un solo esperimento, ne sono stati apparentemente immuni!). Da due secoli, le sue cure non hanno effetto reale, perché, se lo avessero avuto, esse avrebbero soppiantato le altrettanto efficaci ma nocive e tossiche cure convenzionali, o ci sarebbe almeno un farmaco omeopatico al mondo che viene utilizzato al posto di quello convenzionale, mentre non ne esiste neppure uno, in tutto il mondo.
Se l’omeopatia fosse davvero efficace, non avrebbe bisogno, da due secoli, di portare continuamente fragili prove a sostegno del suo fondamento: se davvero esistesse un farmaco omeopatico che allevia i disturbi sintomatici della gonartrosi, semplicemente esso sarebbe utilizzato in tutto il mondo, senza bisogno di sviare l’attenzione dei consumatori, con una pratica di marketing ormai palesemente commerciale e propagandistica, dalla dimostrazione dell’efficacia di una cura a quella del numero di persone che, apparentemente, non mostrano preclusioni all’uso occasionale di rimedi omeopatici e di altro tipo.
Da ultimo, vorrei fare osservare come dietro all’omeopatia si nasconde, neppure tanto bene, un mercato florido e redditizio che viene alimentato proprio da quella parte della popolazione più ignorante, o più radical chic, che utilizza l’omeopatia solo per disturbi lievi, perchè fa tendenza, così come ama mangiare sushi ogni tanto, perchè è trendy.
Ciò che cura l’omeopatia potrebbe essere curato, a costi decisamente inferiori e con effetti più solidi e duraturi, dalla terapia psicologica. Ma sappiamo tutti che la crescita della conoscenza e della consapevolezza implica un percorso di responsabilità e partecipazione individuale che è molto più impegnativo di quello proposto dall’omeopatia (dieci gocce tre volte al giorno per sei mesi). Finchè lasceremo che le aziende omeopatiche si arricchiscano vendendo illusioni, perchè troviamo più facile affidarci all’effetto placebo, non ci sarà mai progresso in tema di qualità della vita.
Silvia Airoldi