Omeopatia: ignoranza e arroganza.
E’ triste e scoraggiante dover continuamente rilevare come gli omeopati, nella loro perniciosa opera di divulgazione di fantasie pseudoscientifiche, siano costretti a difendere la scarsissima reputazione di cui godono rinunciando ad applicare le regole fondamentali della comunicazione e dell’educazione.
E’ infatti sorprendente osservare, per l’ennesima volta, lo scempio che gli omeopati fanno delle regole di rispetto del metodo scientifico, approfittando della loro posizione di medici (allopatici), per costruirsi una falsa reputazione come omeopati. L’impossibilità di difendere le loro posizioni indifendibili, basate sull’applicazione del pensiero magico-infantile, li porta continuamente a diffondere dati e notizie false, anzi, nel caso che stiamo per mostrarvi, consapevolmente conosciute come false. In più, come se questo non bastasse, il loro deficit della teoria della mente li porta a rimuovere la necessità di riconoscere i loro errori, anche quando questi sono evidenti e non possono essere negati, nella speranza che il passare del tempo faccia dimenticare il loro scorretto comportamento.
Gli omeopati sono, come noto, personaggi di bassissimo profilo e di secondo piano nel panorama scientifico, e godono di reputazione solo tra di loro, all’interno del loro ambiente esoterico fatto di termini ricavati dal latino medievale, di venerazione di personaggi privi di peso nella storia dell’umanità (come il fondatore della pseudoscienza di cui sono seguaci), di aneddoti e casi di guarigioni eclatanti spacciati come casi clinici scientificamente supportati. Alberto Magnetti, medico allopatico che è passato all’omeopatia senza rinunciare all’appartenenza all’Ordine dei Medici allopatici, ne è la tristissima dimostrazione.
Ecco di seguito l’ultimo esempio di arroganza e ignoranza omeopatica, ricavato dal sito :
http://www.queryonline.it/2011/03/16/io-diffamo-tu-commenti-la-correttezza-di-informazione-per-la-stampa-it/
Sul sito de La Stampa è apparso il 13 marzo 2011, nel blog Appuntamento con l’omeopatia curato dal professor Alberto Magnetti, un post di cui siamo costretti ad occuparci.
Magnetti pubblica infatti una lettera del dottor Pindaro Mattòli nella quale vengono fatte alcune affermazioni false relative al CICAP. Vediamole assieme.
1. Il CICAP si sarebbe sottratto a un esperimento proposto dallo stesso Mattòli nel 2003 volto a dimostrare l’efficacia dell’omeopatia.
Il Prof. Bartocci propose il mio esperimento per il concorso ed ebbe poi una fitta corrispondenza con i promotori del concorso stesso, i quali, messi infine alle strette, preferirono una molto poco dignitosa ritirata strategica.
È vero? No. Come prova la corrispondenza in nostro possesso, fu il dottor Mattòli a ritirarsi nel 2003, adducendo motivazioni diverse tra cui: il fatto di non essere un ricercatore universitario, la crisi economica in cui al tempo avrebbero versato le aziende del settore omeopatico e la volontà di non aprire polemiche in un contesto nel quale egli riteneva imminente una regolamentazione legislativa della professione di omeopata.
2. Il CICAP avrebbe organizzato in Italia l’iniziativa del suicidio omeopatico.
L’ultima manifestazione è stata organizzata in Piemonte a inizio febbraio, su imitazione di un evento similare avvenuto in Inghilterra circa un anno fa, un “appuntamento nelle piazze per suicidarsi omeopaticamente”: i nostri eroi, con audacia sovrumana, hanno ingerito granuli omeopatici in gran quantità nell’intento di dimostrare la completa assenza di azione farmacologica o tossica dei medicinali omeopatici.
È vero? No. Nel giorno in cui in diversi Paesi europei si svolgeva quella manifestazione Query ha annunciato lo speciale sull’omeopatia, in collaborazione con OggiScienza, e in Piemonte il CICAP ha organizzato una conferenza divulgativa sulle medicine alternative. Alberto Magnetti, tra l’altro, ne era a conoscenza essendo stato presente all’iniziativa.
3. Il CICAP concentrerebbe le sue critiche all’omeopatia sul tema delle diluizioni.
Il cavallo di battaglia del CICAP è da sempre la questione delle diluizioni omeopatiche: troppo alte per essere giudicate farmacologicamente attive.
È vero? No. La nostra critica principale, che è poi la stessa della comunità scientifica, è relativa al fatto che l’omeopatia non ha mai dimostrato di funzionare quando è stata messa alla prova con gli strumenti e secondo i parametri normalmente usati e accettati per verificare qualsiasi prodotto che vanti effetti terapeutici. Lo indicano chiaramente le metanalisi pubblicate sulle riviste scientifiche, come riassunto in questo nostro articolo.
La lettera di replica del CICAP (contenente queste tre rettifiche) inviata alla direzione de La Stampa è stata pubblicata ieri tra i commenti al blog con questo cappello:
pubblico il messaggio inviato dal segretario del CICAP per correttezza di informazione. Tale messaggio sarebbe stato comunque pubblicato anche se inviato come commento al blog e non alla direzione del giornale. Alberto Magnetti
Dati questi elementi è chiaro che l’informazione fornita da LaStampa.it sul tema è stata costruita in maniera non corretta: sono stati pubblicati dei dati falsi, senza che nessuno si preoccupasse di verificarne l’autenticità, anche se questi dati presentavano un’immagine negativa di un’associazione, in questo caso il CICAP. Ma c’è secondo noi un altro elemento più grave. Tutti possiamo sbagliare, come è successo a LaStampa.it in questo caso. Se però si vuole rispettare il principio di correttezza dell’informazione, l’importante è che, una volta emerso un errore, ci si scusi e ci si assuma la responsabilità di quanto successo. Pubblicare la nostra nota tra i commenti, senza una rettifica del pezzo iniziale e senza una riga di scuse significa invece mettere in secondo piano i fatti perché disturbano i propri (pre)giudizi.