Scuola di alimentazione naturale. Principi etici di alimentazione e dietetica. Uni.Psi.
Premessa
a cura di Guido A. Morina
(dal manuale: “Breve guida all’applicazione critica dei programmi dietetici”- UNIPSI, Torino)
L’alimentazione “naturale” e corretta sembra essere diventata, in questi ultimi anni, uno degli argomenti di conversazione, di insegnamento, di crescita culturale che più di ogni altro dovrebbe costituire, a giudicare dallo spazio che esso occupa nella diffusione di informazione tramite i media, il motore principale di sviluppo dell’umanità.
Tutti amano affermare che l’alimentazione è alla base di una vita sana e felice, che tutte le malattie possono essere sconfitte tramite un corretto regime alimentare, e tutti, specialmente, sono improvvisamente diventati esperti di scienza dell’alimentazione e di supplementazione nutrizionale.
Addirittura, una grande organizzazione di vendita come Riza psicosomatica ha immesso sul mercato una rivista specifica per chi vuole dimagrire (come se si potesse trovare un equilibrio psicofisico leggendo una rivista di livello culturale e scientifico molto discutibile), e migliaia di medici, farmacisti, persino biologi, si affannano a proporre la loro dieta, quella definitiva, che risolve tutto senza sforzo.
Si recuperano alcune citazioni di Ippocrate, per dare una veste culturale alle proprie proposte dietetiche, dimenticando che l’idea che il cibo debba essere la medicina dell’essere umano consapevole ed equilibrato era una osservazione obbligata in un epoca dove si moriva per un mal di denti, in preda a dolori indicibili senza rimedio, l’alimentazione consisteva fondamentalmente in fave, aglio, olive, qualche cereale e un bicchiere di vino ogni tanto e la medicina (quella efficace) non esisteva ancora.
La proliferazione, ormai incontrollata, di diete rivolte esclusivamente al dimagrimento di signore in sovrappeso, mostra chiaramente come quello che motiva tale interesse e tale offerta non è certo la ricerca di una condizione di salute e di benessere, ma solo il patetico tentativo di violentare ritmi biologici, metabolismo, atteggiamento psicologico, per trasformare il nostro corpo, come fosse un supporto da modellare, in un oggetto più attraente o meno sgradevole di quello che è.
E’ straordinario il divario che esiste tra l’interesse verso il corpo e l’alimentazione, e il disinteresse totale per la cura della mente, e come persone di presumibile intelligenza media pensino davvero di ingannare se stessi e gli altri indossando calzature simili a trampoli, o indossando capi di abbigliamento rigorosamente neri, nell’illusione che nessuno si accorga che la persona che le porta con tale disinvoltura sia piccola, brutta e cicciona.
Neppure sembra che interessi a nessuno coltivare la salute del corpo e della mente, praticando attività a costo zero, o quasi, come leggere, studiare, conoscere il mondo e le persone che lo abitano, mantenere il proprio corpo forte ed efficiente. L’immagine che viene fornita dai media di essere umano ideale è sempre quella di un soggetto giovane, snello, bello e sorridente: il fatto che poi, nella maggior parte dei casi, sia un po’ cretino e ignorante, pare non importi a nessuno.
Questo interesse verso il corpo, tra l’altro, non consiste nella cura della salute del corpo, ma solo del suo aspetto estetico esteriore, tant’è vero che pochissimi praticano regolarmente una sana attività fisica, al di fuori di quella masticatoria. Allo stesso modo l’interesse per l’alimentazione oscilla continuamente tra la passione per la cucina a base di grassi, zuccheri, ricchissima di ingredienti e caratterizzata da accostamenti ridicoli (chissà perché il formaggio deve essere consumato col miele, a tutti i costi, e il risotto con lo zafferano deve essere abbondantemente spolverato con polvere di caffè?) e l’altrettanto incontrollabile passione per le diete, sempre nuove, sempre inefficaci, salvo per qualcuno che ne ha beneficiato, ma che nessuno ha mai né visto né conosciuto.
Il numero di diete in circolazione, e il loro passare di moda più rapidamente dei modelli di cellulare, non accende nessuna scintilla nella mente obnubilata dal bombardamento pubblicitario dei fanatici del dimagrimento senza sforzo e senza fatica. Il fatto, cioè, che esse siano così numerose dovrebbe far sospettare che non servano a nulla, perché ne basterebbe una sola, evidentemente, che funzioni, e basta. Anche perché la caratteristica delle diete in circolazione è sempre quella di essere universalmente applicabili a chiunque.
Sotto questo punto di vista, la passione per le diete è molto simile a quella per l‘iridologia, pratica diagnostica alternativa, che si fonda sull’uso di oltre quattrocento mappe diverse dei segni iridei, ognuna delle quali dovrebbe rappresentare le caratteristiche di predisposizione patologica dell’iride. Ancora oggi, alcuni ciarlatani professionisti continuano a proporsi dome diagnosti dell’anima e lasciano credere di poter cogliere negli occhi degli sprovveduti clienti predisposizioni a patologie che la scienza medica non è in grado di individuare; allo stesso modo personaggi di dubbia levatura morale e intellettuale, come il team di “esperti” di Riza o altri personaggi che amano comparire in televisione a pubblicizzarsi, sottopongono periodicamente al pubblico la nuova dieta per l’estate, o quella, scontata, della Collezione autunno-inverno precedente.
La dieta diventa, come si accennava, un semplice gadget, un oggetto da acquistare come la rivista “Dimagrire“ di Riza perché essa non ha, nell’accezione con cui viene abitualmente intesa, il significato di stile di vita in senso globale, ma solo quello di protocollo di cura da applicare per breve tempo, con risultati definitivi, e uguale per tutti. L’attenzione, infatti, si sposta dalla persona, l’assistenza alla quale richiederebbe una competenza che pochi dietisti e dietologi possiedono, alla cura: anziché lavorare sull’atteggiamento mentale, unico strumento per garantire una vita sana, si agisce sui fattori esterni, molto più facili da manipolare.
Per esempio, nella dieta Lemme, dal nome del geniale farmacista che l’ha inventata di sana pianta, non importa quali siano le motivazioni, i desideri, le passioni, le paure della persona che vuole dimagrire, se sia uomo o donna, giovane o vecchia: se vuole dimagrire, deve evitare di consumare certi cibi, scoperti solo dall’inventore della dieta stessa, come frutta e verdura che causano un aumento del colesterolo, oppure l’aceto e altri alimenti sparsi.
Nei capitoli che seguono si cercherà di esporre alcuni argomenti a favore di una concezione della dieta in senso psicobiologico, che tenga conto, cioè, prima di tutto, della persona come persona che cerca di migliorare la qualità della sua vita, e non come corpo devastato da un metabolismo alterato, sui cui intervenire con ogni mezzo, lecito e illecito.