Scuola di Naturopatia energetica triennale on-line: l’unico modo serio e legalmente valido di praticare la naturopatia. Uni.Psi.
Dal manuale della prima lezione del corso triennale in Naturopatia energetica “Introduzione alla Naturopatia energetica”.
La naturopatia energetica rappresenta l’indirizzo di studi esoterico delle scienze della salute naturopatiche. Il termine esoterico, che evoca immediatamente, nell’immaginario popolare, maghi e alambicchi fumanti in laboratori bui e misteriosi, va inteso nel suo significato etimologico, cioè di conoscenza riservata a pochi. Coloro che vogliono acquisire questa conoscenza, infatti, devono prestarsi ad imparare le regole di apprendimento e quelle metodologiche, oltre a uno specifico linguaggio (nel nostro caso, quello scientifico) perché ciò di cui ci si sta occupando non rientra nei canoni e nei criteri generali in cui è organizzata la conoscenza. Il suo oggetto privilegiato è la ricerca delle strategie di mantenimento e di ripristino della salute in senso globale e olistico attraverso l’energia dell’informazione, della comunicazione umana, della sfera inconscia, emotiva, affettiva e creativa dell’essere umano.
L’approccio, in coerenza con principi e metodi adottati nella formazione e nella didattica dall’Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Sociali (Uni.Psi) è sempre e necessariamente un approccio rigorosamente scientifico, attraverso il quale la Scuola di naturopatia energetica si propone l’obiettivo di formare terapeuti in grado di gestire con competenza e professionalità la cura della salute della persona principalmente attraverso il ricorso a una relazione d’aiuto fondata sull’empatia, sullo scambio energetico e sulla comunicazione simbolica, piuttosto che sulla somministrazione di rimedi, l’uso di apparecchiature o l’applicazione di tecniche di cura tradizionali.
La naturopatia energetica si distingue anche dal counseling, pur anch’esso relazione d’aiuto fondata sulla comunicazione empatica, per il fatto che quest’ultimo rifiuta il ricorso a strumenti di supporto alla cura della persona che non siano il colloquio all’interno della relazione d’aiuto. La naturopatia energetica, invece, si rivolge a quei terapeuti i quali, per atteggiamento, formazione e predisposizione culturale, per esperienze di vita e professionali, preferiscono utilizzare, nella cura della persona, strumenti, rimedi e tecniche utilizzate tradizionalmente nella naturopatia tradizionale, ma non direttamente in chiave terapeutica (prerogativa che, come noto, appartiene solo alla classe medica) quanto in quella simbolica e analogica.
Gli allievi cui si rivolge la Scuola di Naturopatia energetica, in altri termini, sono persone più evolute di quelle che, della naturopatia, ricercano soltanto, secondo una mentalità ingenuamente allopatica, il semplice rimedio o la tecnica di cura che vada ad agire sul loro disturbo, pretendendo che essi agiscano immediatamente, più e meglio del farmaco o della cura medica convenzionale, ma senza effetti collaterali. La naturopatia energetica, insomma, utilizza l’energia che ci circonda non come se si trattasse di un farmaco, ma in chiave di ricerca di conoscenza del significato della vita, delle opportunità, ma anche degli aspetti negativi che essa ci propone.
Ancora una volta, quindi, ci preme chiarire come la naturopatia, comunque la si voglia denominare, resta una modalità di conoscenza che ha per oggetto la salute, e non la malattia, e che presuppone la volontà di conoscere e di cambiare, ma specialmente la piena consapevolezza del significato di ciò che si sta facendo. Partecipare a un rituale collettivo di invocazione di qualche energia, assumere un rimedio che, ci dicono, contiene una certa energia terapeutica, sottoporsi a sedute di massaggio “energetico” senza essere consapevoli del significato della cura, significa abbandonarsi agli altri, perdere la propria dignità di esseri umani e assoggettarsi passivamente a forze che non si conoscono ma che si spera possano essere rivolte a nostro vantaggio. Atteggiamento magico-infantile, di rinuncia o di incapacità di affrontare la vita in prima persona, che non ha nulla a che vedere con la filosofia naturopatica.
Tutto ciò che, da sempre, gli esseri umani hanno fatto per alleviare il dolore insito nell’esistenza, può essere distinto in due grandi categorie: le tecniche basate sull’osservazione scientifica della realtà, e quelle magiche. Le prime analizzano il rapporto di causa/effetto tra cura e guarigione, cercando di individuare i meccanismi di azione della cura stessa; le seconde mirano soltanto a fornire un illusorio conforto tramite la delega della responsabilità della propria salute ad altri, siano essi medici, sciamani o guaritori, siano essi entità soprannaturali. In entrambi i casi si fa uso dell’energia, dal momento che noi siamo energia e lo è anche tutto ciò che ci circonda.
Ma nell’ottica razionale e scientifica, questa viene utilizzata per quello che mostra di poter produrre, al di là dei nostri desideri e delle nostre aspettative; in ambito magico, invece, tutto viene ricondotto al concetto di energia, e si rifiuta di conoscerla e di studiarla, ma ci si sottomette, semplicemente, al suo “potere”. Per esempio, lo studio e la ricerca di conoscenza consapevole hanno condotto alla scoperta delle cure mediche cui tutti, indistintamente, facciamo oggi riferimento quando siamo costretti a ricorrere ad esse. Molti farmaci, non tutti, agiscono in base a meccanismi che abbiamo imparato a conoscere attraverso la ricerca e che “funzionano” non perché dimostrano di funzionare, ma perché abbiamo scoperto quali siano i processi che conducono dalla somministrazione della cura all’effetto benefico di essa. Quando invece noi utilizziamo rimedi privi di questo fondamento scientifico, noi non facciamo riferimento, del prendere in carico la nostra salute, sulla conoscenza del fenomeno, ma soltanto sulla speranza, sulla fede, sull’illusione che la cura magica possa funzionare nel nostro caso come ha dimostrato di funzionare in qualche altro. Questo significa implicitamente riconoscere non soltanto la propria ignoranza, ma la nostra mancanza di volontà di conoscere il fenomeno di cui ci stiamo occupando. E rinunciando a volerlo conoscere, si rinuncia anche a fornire sollievo, conforto e cure efficaci a coloro che ci circondano e che verranno dopo di noi, perché anche loro dovranno affidarsi alla fortuna e all’illusione del “funzionamento” anziché su dati certi, basati sulla conoscenza scientifica.
Assumere un rimedio omeopatico o floriterapico, infatti, non significa sostituire all’effetto biochimico delle molecole di principio attivo del farmaco l’effetto “energetico” del rimedio. Se così fosse, infatti, si potrebbe indicare con sicurezza quali siano le caratteristiche di questa energia che stiamo utilizzando, la sua provenienza, la sua modalità di azione, gli effetti che essa produce nel corpo, nella mente e nello spirito, cosa che, invece, non possiamo assolutamente fare. Quello cui ci riferiamo, quindi, non è l’effetto terapeutico di una componente della realtà che abbiamo studiato e conosciuto, ma soltanto l’effetto suggestivo illusorio della nostra speranza che il rimedio “funzioni”.
Si pensi, per esempio, alla “scoperta” del potere energetico del fuoco. Gran parte dell’umanità, di fronte al forte impatto emotivo che il fenomeno naturale produce, si rifugiò nella sua semplice adorazione, attribuendo ad esso proprietà e provenienza soprannaturali, e tenendosi a debita distanza da esso, senza, cioè, né conoscerlo, né utilizzarlo.
I pochi che, invece, avendo acquisito tramite l’esperienza una certa forza psicologica, si sono posti nell’ottica di osare e di rischiare, e di voler conoscere il fenomeno, ne hanno, tra mille difficoltà, tratto conoscenze e vantaggi di cui hanno fruito, poi, anche tutti gli altri. Se non ci fosse stata una esigua minoranza di individui disposti ad osare e ad assumersi la responsabilità di quanto facevano, ancora oggi noi saremmo rimasti, tutti, un popolo primitivo che cercava di sopravvivere e che si limitava ad adorare il fuoco.
La conoscenza consapevole della realtà che ci circonda, tuttavia, non è un processo facile e indolore. Sicuramente più facile e sicuramente indolore (anche se illusorio), invece, è affidatasi a forze o energie che riteniamo in qualche modo superiori e più potenti di noi, in grado di alleviare le nostre sofferenze. Il percorso di consapevolezza condotto in migliaia di anni dall’umanità ci ha finalmente portati, attraverso la filosofia e la scienza, a riconoscere i meccanismi del pensiero primitivo e magico e a cercare di eliminarli, gradatamente, dalla nostra esistenza.
Nessun meteorologo, oggi, si affida alla danza della pioggia per prevedere le condizioni del tempo atmosferico, e nessun medico chirurgo ricerca nei visceri di animali sacrificati o nei fondi di caffè la conferma che la delicata operazione che sta per compiere avrà successo. Nessuno di noi viaggia sul tappeto volante, e abbiamo rinunciato da tempo a comunicare con segnali di fumo per utilizzare gli smartphone. Eppure, di fronte all’impotenza della scienza in materia di salute, continuiamo a rivolgerci a tutto ciò che possa, non importa in che modo, fornirci una speranza di guarigione. Atteggiamento naturale e perfettamente comprensibile, naturalmente, ma che non conduce da nessuna parte se non è rivolto alla conoscenza consapevole, ma solo alla perpetuazione di antichi rituali o credenze.
Molti guaritori e terapeuti, invece, continuano ancora oggi ad affidarsi a strumenti primitivi, ingenui e illusori per affrontare la realtà, e lo fanno, colpevolmente, senza rendersi conto del fatto che quella su cui vanno ad agire è la salute delle persone. La quale merita un impegno e una ricerca di conoscenza ben diversa dalla semplice riproposizione di rituali o dalla somministrazione di cure prive di fondamento scientifico.
La cura della salute delle persone, secondo una corretta visione naturopatica, deve fondarsi sulla conoscenza e sulla consapevolezza sia da parte del terapeuta, sia da parte del cliente. In ognuno di noi, tuttavia, esiste e continuerà a esistere una componente irrazionale, primitiva e magica, che ci spinge a credere, anziché a conoscere. Questa componente è evidentemente molto più forte e attiva nelle persone più deboli sotto il profilo culturale, intellettuale e psicologico. Queste ultime non hanno nessuna intenzione (per mancanza di esperienza, di predisposizione e di assistenza nel compito) ad occuparsi della propria e dell’altrui salute basandosi sui dati di conoscenza a nostra disposizione. Esse preferiscono, per impostazione culturale, psicologica e ideologica, “affidarsi” ad altri o ad altro, proprio perché non hanno sufficiente stima e fiducia in se stessi, o sono privi di idonei strumenti culturali e intellettuali.
Anziché occuparsi in prima persona, quindi, della propria salute, analizzando le proprie abitudini e lo stile di vita, e costruendo un programma di miglioramento della qualità della vita stessa, la maggior parte delle persone, di fronte alla difficoltà, all’impegno e alla fatica che questo compito richiede, preferisce, come dicevamo, affidarsi ad altri, i quali offrono una soluzione più rapida, più semplice, meno faticosa. È a questo punto che intervengono tutte quelle forme di cura che definiamo per brevità “magiche”, le quali hanno proprio lo scopo di sopprimere la consapevolezza, il senso di colpa e la responsabilità del cliente, e sostituirsi ad esso nel processo di guarigione. Il sistema, a quanto pare, qualche volta funziona. È sufficiente che funzioni qualche volta, infatti, per far sì che le persone si convincano che esso non soltanto ha funzionato, ma che possa funzionare sempre.
Se si riflette un attimo, si tratta dello stesso meccanismo cognitivo in forza del quale le persone si ostinano a buttare letteralmente via parte del denaro faticosamente conquistato tramite il loro lavoro, giocando al lotto o comprando biglietti della lotteria. In effetti, affidarsi alla fortuna funziona, tant’è vero che ogni giorno molte persone sono “baciate” da essa. Ma ignorare i principi della probabilità e della statistica non è soltanto un atteggiamento privo di senso e di utilità sotto il profilo pratico; esso è un atteggiamento criticabile specialmente sotto il profilo morale: affidarsi alla fortuna, a chi crediamo che ne sappia più di noi, ad amuleti, rimedi e cure improbabili, significa rinunciare ad assumersi la responsabilità della propria salute e, in definitiva, della propria vita.
La naturopatia energetica non si limita, quindi, ad applicare superficialmente e pedissequamente sistemi di cura tradizionali, antichi, di derivazione magica o religiosa, ma, consapevole del ruolo che la componente irrazionale della mente svolge in ciascuno di noi, utilizza questo patrimonio di conoscenze tradizionali e non scientifiche, per ricavare da esse un significato scientificamente supportato. Per esempio, ad ogni fiore di Bach è stata attribuita una funzione terapeutica totalmente priva di sperimentazione e di conferma scientifica. La differenza tra il naturopata tradizionale e naturopata energetico sta nel fatto che il primo utilizzerà il rimedio senza conoscerne i meccanismi, e affidandosi solamente a quanto ha letto o imparato circa la sua funzione. Il naturopata energetico, invece, consapevole del fatto che non esiste alcuna conferma scientifica dell’efficacia del rimedio in questione, ne utilizza il significato energetico e simbolico: se il rimedio viene indicato per risvegliare una certa risorsa dell’individuo, per esempio, allora, una volta accertato che il cliente abbia effettivamente bisogno di sviluppare tale risorsa, esso potrà essere utilizzato a scopo di supporto psicologico e simbolico di quella che sarà effettivamente la cura della persona. La quale, nella consulenza di naturopatia energetica, non consiste semplicemente nel fare assumere al cliente quotidianamente e per un certo periodo di tempo una certa quantità del rimedio, dal momento che il suo significato è esclusivamente simbolico, ma nel far riflettere il cliente stesso circa il significato che abbiamo attribuito al rimedio e cioè la necessità che egli assuma consapevolmente la responsabilità della propria guarigione, attivando in prima persona proprio quella specifica risorsa.
Ci si rende conto che si tratta di un vero e proprio ribaltamento di quella che è la concezione banale, superficiale e infantile dell’utilizzo di rimedi in naturopatia: non certo utilizzarli come fossero dei farmaci, in chiave allopatica, ma sfruttarne il potenziale energetico e simbolico per aiutare la persona a diventare consapevole della necessità che essa stessa possa agire ed affrontare quegli ostacoli che impediscono di vivere consapevolmente e intensamente la propria vita.
In quest’ottica terapeutica, rivolta, cioè, alla presa in carico del cliente inteso come persona che richiede una assistenza professionale di tipo informativo, e non in quella di paziente cui somministrare cure e prescrizioni, Il consulente in naturopatia energetica utilizzerà rutti quegli strumenti, tecniche e strategie che possano favorire l’instaurarsi di una relazione empatica e comunicativa. Lo scopo non è quello di produrre direttamente e immediatamente un beneficio sul piano fisico, psichico o spirituale, attraverso la somministrazione di cure e rimedi, ma quello ben più importante di accrescere la consapevolezza del cliente circa la sua condizione di salute in modo che esso stesso impari a prendersi cura in maniera sana e naturale di sé.
Gli strumenti utilizzati di preferenza, in questa modalità di approccio alla cura della persona, possono essere tutti quelli tradizionalmente utilizzati in naturopatia tradizionale. La differenza di approccio sta infatti non tanto del tipo di rimedio utilizzato, ma nell’uso che se ne fa: tradizionale, rivolto alla cura di patologie per la naturopatia tradizionale; innovativo ed energetico, rivolto alla cura della persona in quello energetico.
Il percorso formativo prevede quindi un primo anno sostanzialmente comune a tutti gli indirizzi, nel quale si affrontano materie e discipline di base, quali la storia e i principi fondamentali delle diverse forme di medicina, la scienza dell’alimentazione e la biochimica, l’uso degli alimenti, degli integratori e delle piante nella cura della persona. Nei successivi due anni, specialistici per l’indirizzo energetico, si darà invece particolare risalto e si approfondiranno alcune materie, legate alla comunicazione energetica: l’iridologia, nelle sue varie forme, come esempio di tecnica di analisi della persona, cui sono dedicate due lezioni del triennio; la terapia craniosacrale, come esempio di tecnica terapeutica di tipo energetico, ma fondata sul contatto corporeo non invasivo, cui sono dedicate altre due lezioni del triennio; strategie e tecniche psicobiologiche di analisi e informazione sulle abitudini, sugli atteggiamenti psicologici e sullo stile di vita, che prevedono l’approfondimento di tecniche di rilassamento, di comunicazione (compresa quella olfattiva), insieme alla conoscenza di tutti gli aspetti che riguardano la sfera immateriale ed energetica dell’esistenza umana e del comportamento, quali emozioni, motivazioni, atteggiamenti, pulsioni e istinti, la sfera emozionale, affettiva e sessuale.
Non manca, naturalmente, lo studio delle discipline, tecniche e pratiche tipicamente naturopatiche, da quelle basate sulla somministrazione di rimedi (omeopatia, floriterapia, oligoterapia, cromoterapia, cristalloterapia, ecc), a quelle che utilizzano l’energia nella comunicazione e nel contatto corporeo (come le tecniche manuali, riflessologiche e manipolative). Tutte queste tecniche, però, saranno illustrate con chiarezza esponendo i motivi per cui alcune di esse non possono essere utilizzate nella pratica professionale se non da personale sanitario abilitato, e fornendo, per tutte le altre, le informazioni pratiche, le avvertenze, le precauzioni d’uso che rendano il loro utilizzo una pratica terapeutica scientificamente fondata, e non espongano, quindi, al rischio di denuncia per abuso della credulità popolare o di professione.
Per ognuna di esse, quindi, verrà fornita una prima scheda informativa, secondo i canoni della naturopatia tradizionale, cui farà seguito una analisi critica costruttiva, che deve condurre alla consapevolezza del significato effettivo e legalmente applicabile di ogni strumento di cura, secondo i principi e il metodo della naturopatia energetica.