Scuole di Counseling accreditate da Sico, Assocounseling, ecc.: pubblicità ingannevole?
Scuole di Counseling accreditate da Sico, Assocounseling, ecc.: pubblicità ingannevole?
Il presente articolo è stato pubblicato per esprimere l’opinione del Comitato scientifico dell’Università popolare di scienze della salute psicologiche e sociali nei confronti di quella che ad esso pare una pubblicità chiaramente ingannevole, con la quale si tende ad attribuire a scuole di counseling e ad associazioni di categoria in materia di counseling un qualche potere di accreditamento “ufficiale”. Con ciò implicitamente, ma molto chiaramente, denigrando l’attività di altre scuole di counseling o associazioni culturali (e non di categoria, come la nostra) le quali non godrebbero di queste forme di “accreditamento”, e il cui insegnamento, quindi, sarebbe privo dei requisiti ai fini dell’esercizio della professione di counseling.
Poiché la nostra Università popolare si occupa di credenze individuali e collettive, essa non ha fatto altro che difendere il proprio lavoro e la propria dignità culturale e professionale limitandosi soltanto a segnalare quelle che a nostro parere, sono informazioni che meriterebbero di essere lette con spirito critico, e rispetto alle quali esistono punti di vista molto diversi. Per esempio, quelle che vedrebbero nella iscrizione a scuole di counseling e ad associazioni di categoria un qualche requisito non utile, ma necessario per l’esercizio della professione, e, in genere, quelle che presentano il counseling Insegnato dalle scuole di Counseling, ingannevolmente come rivolto alla cura della salute delle persone, quando esso invece si configuri, a nostro parere, come esercizio abusivo della professione di psicologo e di psicoterapeuta.
Poiché i corsi delle scuole dell’Università popolare di scienze della salute psicologiche e sociali sono a numero chiuso in quanto l’associazione, non a scopo di lucro, eroga corsi con frequenza e on-line nei limiti della sua possibilità, molto limitata, di rispondere con professionalità ed eccellenza alla richiesta di conoscenza in questo settore proveniente dai cittadini, è evidente che non esiste alcun intento denigratorio nelle nostre affermazioni, ma solo il sacrosanto e legittimo diritto di esprimere la propria opinione su una materia, quella dei contenuti dell’insegnamento delle scuole di Counseling e dei limiti all’esercizio della sua professione, che a noi sembra scaduta a livello di organizzazione commerciale.
Ci sembra che le scuole di Counseling e le loro associazioni costituiscano una rete di persone, associazioni, organizzazioni e federazioni che si riconoscono reciprocamente, senza preoccuparsi di definire esattamente e concretamente i limiti nell’ambito della competenza della professione di counselor, ma raccogliendo, in pratica, le adesioni di tutti coloro che si rifanno a questa disciplina non definita pretendendo di svolgerla come se si trattasse di psicoterapia in forma breve. Riportare un articolo nel quale si informa circa il riconoscimento del counseling negli Stati uniti, per esempio, è la dimostrazione di quanto confuse siano le idee dei counselor, dal momento che lo stesso autore dell’articolo non è in grado di definire in che cosa il Counseling si distingua dalla psicoterapia, e per quale motivo questa professione dovrebbe essere svolta da personale privo di formazione accademica in Psicologia, dal momento che sembra svolgere la stessa attività degli psicologi, ma in forma semplicemente camuffata.
Non c’è nulla di denigratorio nel fatto di esprimere la propria opinione circa l’inutilità di scuole di counseling e associazioni di categoria che, in vent’anni, non hanno neppure definito in che cosa consista l’attività di Counseling, e continuino a fare riferimento ad altre associazioni, anch’esse dai contorni poco definiti, e anch’esse incapaci di dare al counseling contenuti che lo rendano indiscutibilmente una professione autonoma rispetto a quella di psicologo e di psicoterapeuta. È chiaro che il presidente di una di queste associazioni non può fare altro che difendere a spada tratta, seppur con argomentazioni non certo convincenti, l’utilità del proprio lavoro e della associazione che rappresenta. Alle nostre legittime osservazioni, “il Valleri”, strano personaggio che non ritiene di far conoscere in base a quali titoli possa parlare con tanta prosopopea e saccenza di counseling, ha risposto con chiaro intento denigratorio, pubblicando senza autorizzazione la foto del nostro presidente, qualificandolo come “il Morina”, e ridicolizzando le sue affermazioni alle quali non è stato in grado di rispondere in ordine al significato che esse proponevano. Significato che può essere racchiuso nella seguente domanda: a cosa servono associazioni di categoria come l’assocounseling, dal momento che sono troppe, ognuna di esse accetta qualsiasi definizione di counseling sia data da qualsiasi scuola, o sedicente tale, ed esse continuino a cercare di accreditarsi come rappresentanti di una categoria che non esiste né sul piano dei contenuti né su quello della regolamentazione legislativa, ma si limitano, a nostro parere, a organizzare raduni, assemblee, riunioni, conferenze, seminari, con la partecipazione di rappresentanti di altre associazioni, federazioni, sindacati, scuole, senza che il counseling, come professione autonoma, abbia fatto mai un solo passo avanti dal giorno della costituzione di tali associazioni? Si vedano in proposito anche i nostri articoli:
https://www.naturopatiatorino.org/assocounseling-e-il-valleri-a-cosa-servono.html
https://www.naturopatiatorino.org/diventare-counselor-cio-che-non-vi-dicono-facciamo-chiarezza.html
La risposta di Assocounseling e del Valleri alle nostre affermazioni è visibile sul sito di Assocounseling, sotto il titolo chiaramente denigratorio: “Lo strano caso del Dr. Morina..” come se le nostre affermazioni non fossero l’elaborazione di decenni di attività nel settore da parte di molti professionisti stimati (peraltro confortate dalla posizione dell’Ordine degli psicologi e da sentenze che hanno qualificato l’attività di counseling come fondamentalmente una attività di psicoterapia breve camuffata) ma le farneticazioni risibili di un solo personaggio, il nostro Presidente, presentato come piuttosto stupido e incompetente. Invitiamo i nostri lettori a cogliere se da essa emerge semplicemente il tentativo di difendere con argomenti attinenti alla correttezza formale e non sostanziale delle affermazioni l’esistenza di un’organizzazione secondo noi inutile, e se dal sito di questa organizzazione emerge chiaramente la volontà di definire e regolamentare il counseling come professione autonoma rispetto a psicologia e psicoterapia, e non piuttosto, come noi riteniamo, quella di costruire un apparato di illusoria tutela nei confronti di tutti i counselor che, svolgendo in realtà attività di competenza di altre categorie professionali, cercano di tutelarsi aderendo ad associazioni come quelle di cui ci stiamo occupando.
Qui di seguito il testo del nostro articolo:
Passato di moda l’accreditamento della Sico, oggi molte scuole di counseling pubblicizzano i loro corsi come “accreditati” da AssoCounseling.
Liberi di pubblicizzarsi come meglio credono e di fare uso a scopo propagandistico di termini legati al mondo del diritto senza conoscerne il significato, il sacrosanto diritto alla libertà di opinione e il rispetto di elementari principi di etica ci autorizzano (nonostante gli interventi saccenti e stizziti di rappresentanti di queste associazioni) a esporre il nostro punto di vista su quella che, sempre più, appare una strategia ben organizzata da queste scuole per “accreditarsi” agli occhi dei loro sprovveduti potenziali allievi come fornite di titoli o riconoscimenti che esse non possiedono.
Dichiarare con enfasi (http://www.airplivorno.com/attivita/counseling-sessuologico.html) che un corso è “accreditato da assocounseling” (come da qualunque altra associazione di categoria), significa soltanto che una scuola dichiara di far parte di una associazione di scuole di counseling, che si accreditano da sole.
Il termine “accreditamento” è chiaramente ingannevole, perché induce a pensare che dietro di esso ci sia un riconoscimento legale, attribuito per legge statale a qualche ente o organizzazione rappresentativa della categoria, il quale attribuisca ai titoli rilasciati da queste scuole “accreditate” un qualche non definito valore legale superiore a quello di altre. Con ciò danneggiando in maniera scorretta, e piuttosto squallida, sul piano morale, il lavoro di chi come noi e molti altri, non si presta a simili operazioni.
E’ piuttosto meschino, come fa il Valleri, presidente di una di queste Associazioni di categoria, bollare come false le nostre affermazioni quando esse si limitano a riportare le affermazioni di scuole che pretendono di accreditarsi presso Asso counseling. Il fatto che, come il Valleri afferma, queste associazioni di categoria iscrivano soltanto privati e non scuole, è un’affermazione di cui prendiamo atto, ma che è disattesa nella pratica commerciale di molte scuole di counseling, le quali, come quella citata, cercano di attribuirsi una illusoria patente di ufficialità o di qualche riconoscimento legislativo, attraverso il riferimento all’accreditamento di Assocounseling. Per cui, secondo logica e serietà professionale, il Valleri dovrebbe prendersela con le varie scuole che millantano un loro accreditamento tramite la sua associazione, e non con noi che segnaliamo questo fatto piuttosto anomalo e sicuramente contrario all’etica professionale, se non alle disposizioni di legge in materia di pubblicità ingannevole.
Non ci sarebbe niente di male se tutto ciò venisse specificato, a scanso di equivoci, e si illustrasse quale sia l’impianto teorico e il metodo della disciplina che unirebbe queste associazioni, non solo tramite riferimenti a linee guida dell’EAC, introvabili sul Web.
Si consideri che la risposta dataci dalla EAC alla domanda: “quali sono i vostri referenti o associati italiani?”, è stata:
At the moment there are no italian accredited members ’cause we are in the process of becoming an official NA within the EAC. Only after complition of that process it will be possible to have italian accredited members from EAC.
Best Regards
Paola Barletti
CIAC representative for EAC
Serve altro per mettere in dubbio la serietà professionale di Associazioni che si rifanno alle linee guida di un’altra Associazione di cui non sono membri, e che non ha ancora definito neppure i criteri e gli standard formativi cui i soci devono attenersi nello svolgimento della attività di counseling?
(Si legga in proposito quanto denunciato dal sito:
http://www.ancore.net/index.php?option=com_content&view=article&id=296&Itemid=112)
Anche la nostra piccola Università popolare (in cui lavorano persone più rispettose del prossimo, e meno ignoranti in materia legale) riconosce e certifica i propri corsi, cioè in maniera ufficialmente, espressamente e dichiaratamente autoreferenziale. Con la differenza che la nostra piccola università popolare usa una certificazione privata per specificare sempre che i titoli da essa rilasciati non hanno validità legale, che il “riconoscimento” della professione di Counselor da parte del CNEL è una bufala clamorosa, e che essa ha elaborato e adottato un Codice deontologico, un impianto teorico e un metodo autonomo per l’insegnamento e la pratica del counseling (che la pone al riparo dalla realizzazione della fattispecie penale di esercizio abusivo della professione psicologia o psicoterapeutica), che le altre scuole non hanno mai neppure pensato di ipotizzare.
Assocounseling pubblica un Codice deontologico che non è altro che il riassunto del Codice deontologico degli Psicologi italiani. Ma a differenza di quello illustrato e commentato sul sito della nostra Università popolare, in cui le competenze del Counselor sono precisamente definite, esso si limita a esporre alcune dichiarazioni di principio ricopiate di sana pianta dal codice degli psicologi, per cui ci si chiede a cosa serva un codice deontologico dei counselor che sia la brutta copia, abbreviata, di quello degli psicologi.
Non si capisce quale sia, in effetti, la differenza tra il counseling insegnato da psicoterapeuti e psicologi clinici (ma non dovrebbero essere i counselors a insegnare il counseling?) che operano in queste scuole e la psicologia clinica (il riferimento al pensiero di autori classici della psicologia umanistica resta un semplice riferimento teorico), dal momento che i criteri, i principi e le linee guida del Counseling da esse enunciato non sono mai illustrati in maniera cristallina, e si limitano a rinviare a quelle della misteriosa EAC (European Association of Counseling), il cui sito è vuoto, e non illustra, in maniera chiara, né quali siano tali linee guida, né l’elenco delle scuole aderenti ad essa. Chi può pensare che si tratti di pura strategia per la vendita di corsi di psicologia con l’etichetta di Counseling? Nessuno, naturalmente, ma ci sembra che l’offerta formativa di queste scuole e le loro strategie pubblicitarie non rispettino, se non il codice etico della concorrenza, perlomeno i criteri minimi di chiarezza e di rispetto per il prossimo.
Invece, la certificazione privata e autoreferenziale delle nostre scuole si riferisce in maniera cristallina al fatto che i nostri allievi devono superare esami e un percorso di formazione che si conclude con una tesi, tramite i quali devono dimostrare di conoscere e di rispettare le norme del codice deontologico e l’impostazione specifica, teorica e applicativa, del Counseling delle nostre Scuole.
Counseling che si pone al di fuori della pseudopsicoterapia insegnata da quasi tutte le scuole di Counseling (i cui contenuti sono illustrati su centinaia di pagine di manuali, dispense, articoli, pubblicati sul nostro sito), in maniera semplice, non ingannevole e cristallina: nonostante le loro affermazioni, infatti, le scuole tradizionali di counseling si pongono sempre nell’ottica psicoterapeutica, biomedica e allopatica, insegnando, in pratica, i rudimenti della psicoterapia e della psicologia clinica, sempre in chiave patogenetica, grazie al contributo di docenti che, ci pare, non praticano il counseling professionalmente, ma medicina, psicoterapia o psicologia clinica di stampo squisitamente allopatico. Tant’è che i loro insegnanti si presentano sui siti delle scuole fondamentalmente come medici o psicoterapeuti dichiaratamente di orientamento clinico, intendendo con esso non certo la cura della persona in ottica biopsicosociale, ma la cura dei disturbi psichici in chiave allopatica. Leggendo i programmi di queste scuole “accreditate” non si capisce per quale motivo il counseling psicologico che esse insegnano non sia riservato solo a psicologi regolarmente abilitati, e non a persone di qualunque provenienza scolastica e professionale, dal momento che non si comprende perché questi ultimi dovrebbero praticare una attività di sostegno psicologico per la quale gli psicologi e solo gli psicologi sono appositamente formati. L’unica spiegazione che avanziamo è quella che la formula di queste scuole è più redditizia, perché attira persone che non sono psicologi e li illude circa il fatto che essi possano praticare una attività di sostegno psicologico, senza abilitazione, ma con “accreditamento” dell’Assocounseling o di qualche altra organizzazione che si autorizza da sola ad accreditare chi si associa ad essa.
Il Counseling che non camuffa sotto questo nome la psicoterapia breve, invece, si rivolge alla cura della persona nella sua globalità, alle sue abitudini e stili di vita, e richiede quindi una competenza molto più vasta, profonda e articolata circa il comportamento umano di quella che possono vantare, con tutto il rispetto per la categoria, medici o psicoterapeuti di chiara impostazione patogenetica, clinica e allopatica. Solo quello insegnato nelle nostre scuole di counseling ad indirizzo psicobiologico (o quello ad indirizzo filosofico) è Counseling che non viola le competenze della classe degli psicologi; ma la sua elaborazione e la sua applicazione pratica richiedono anni o decenni di studio, di ricerca e di lavoro, che noi abbiamo compiuto e che mettiamo a disposizione degli allievi tramite un impianto teorico, un metodo e una offerta formativa solida, corposa, ricchissima di contenuti originali nelle nostre scuole di Counseling. Più facile, sicuramente, utilizzare ciò che uno psicologo clinico conosce del suo mestiere, e spiegarlo al popolo con opportune modificazioni e cautele, tramite riassunti delle principali teorie psicologiche e degli indirizzi psicoanalitici o psicoterapeutici.
E’altresì interessante notare che, in ormai vent’anni di insegnamento delle Counseling psicobiologico tramite le nostre scuole di Counseling, nessuno dei promotori della figura “istituzionale” del counselor, come il Valleri di cui sopra, ha mai potuto disconoscere il fatto che solo il counseling psicobiologico è dotato di un impianto teorico pratico, metodologico di un codice deontologico autonomo, che rende la relativa disciplina liberamente legittimamente esercitabile.
Sappiamo per esperienza che le nostre parole cadranno nel vuoto, se lette dai Counselor che si riconoscono in questo sistema di “accreditamenti” fasulli: essi hanno costruito un sistema commerciale che si regge su una fragile impalcatura, dalla tenuta della quale dipende la loro sopravvivenza economica e professionale; è ovvio che la difenderanno anche contro il buon senso e l’evidenza contraria, come hanno fatto agendo per vie legali contro l’ordine degli Psicologi (e perdendo clamorosamente), perché non sono liberi, come noi, di insegnare ciò che sanno e che ritengono giusto insegnare nel rispetto delle altrui competenze; essi hanno solo trovato il modo di sbarcare il lunario vendendo corsi, a differenza di noi che svolgiamo questa attività per passione e non a scopo di lucro.
Guido A. Morina
Presidente UNIPSI e coautore dell’impianto teorico-pratico, metodologico
e del Codice deontologico del Counseling ad indirizzo psicobiologico.