Cromopuntura: “Storie che migliorano il mondo” o bufale pericolose?
La cromopuntura è un’ingannevole strumento per la vendita di prodotti mascherati da farmaci approfittando dell’ignoranza e della credulità popolare.
Leggiamo sulla Stampa di sabato 20 settembre 2014, nella nuova sezione “Storie che migliorano il mondo”, un articolo a firma di Simonetta Caratti dal titolo “Sanità innovativa-La clinica che cura con il colore dimezza la spesa per gli analgesici-I primi dati del test autorizzato dal Canton Ticino – e vorremmo esprimere il nostro parere.
A nostro personale giudizio, è deprimente che qualcuno che si qualifica come giornalista possa pubblicare un articolo con questa impostazione e questi contenuti, e che un medico, senza essere immediatamente denunciato all’Ordine, possa dedicare tempo, soldi e risorse a una sperimentazione totalmente priva di rigore scientifico e il cui effetto è solo quello di creare illusorie speranze.
Altrettanto deprimente è il fatto che un quotidiano così serio come La Stampa possa pubblicare l’articolo in questione. Esso viola tutte le regole della comunicazione e del giornalismo (non solo quelle della divulgazione scientifica) a partire dal titolo, diffondendo in tono scandalistico e miracolistico una notizia la quale, se solo avesse anche un minimo fondamento di verità, sarebbe destinata a cambiare il destino dell’umanità. Il suo contenuto è altrettanto sconvolgente:
“La cromopuntura agisce sulla percezione del dolore fino ad azzerarla” è una affermazione totalmente destituita di ogni fondamento, perché non è uno studio condotto in un ospedale del Canton Ticino a dimostrare l’efficacia di una cura di fantasia come quella in questione. Che si tratti di cura di fantasia è dimostrato dal fatto che essa si fonda su un sistema religioso e terapeutico ideato 2500 anni fa, quando nulla si conosceva della anatomia e della fisiologia umana e gli antichi cinesi avevano provato a darne una rappresentazione nei termini ingenui legati alla loro filosofia taoista.
Che nel 2014 ci siano dei medici che possano impunemente fare riferimento a mappe di meridiani totalmente inesistenti e inventati nell’antichità è francamente deprimente, così come lo è il fatto di definire questo omaggio ridicolo a un’antica tradizione filosofico religiosa come quella della medicina tradizionale cinese con l’appellativo di “sanità innovativa”.
L’altra affermazione “abbiamo usato una luce infrarossa che ha la stessa vibrazione del nucleo delle cellule” è un’affermazione talmente priva di fondamento da far sorgere dubbi sulla sanità mentale dell’autore. Chiunque abbia un minimo di buon senso, e non necessariamente una conoscenza di base della biologia, sa che la cellula non è un’entità unica e universale avente una sua frequenza unica, universale e specifica. Tanto meno si comprende in che cosa consista questa frequenza e chi mai sia stato in grado di misurarla. Anche se ciò fosse avvenuto nella fantasia dell’autore di queste affermazioni, ci si chiede con quale criterio un medico pensi di poter intervenire sulla struttura quantistica e vibratoria del nucleo delle cellule semplicemente utilizzando una luce infrarossa, e senza chiedersi quali ripercussioni tale intervento può avere sulle forze nucleari stesse, né quali altre vibrazioni essa metta in moto alterando l’eventuale equilibrio del sistema cellulare.
Il dato più allarmante di tutti, tuttavia, resta il fatto che questo pessimo articolo, sempre a nostro modesto parere, non prende in considerazione il fatto che, a livello popolare, uno studio come quello citato (privo di qualsiasi rigore scientifico, non svolto in doppio cieco, e condotto dai sostenitori di questa pseudoscienza in condizioni non controllate) appare come uno studio scientifico senza averne neanche il minimo requisito. L’unica conseguenza pratica della pubblicazione di questo articolo sarà quindi soltanto quella che da sabato qualche migliaio di persone in più diffonderà la voce che esistono studi scientifici che dimostrano l’efficacia della cromopuntura nella cura del dolore. Il che è totalmente falso, ma è anche molto pericoloso, perché si inserisce in una deriva subculturale tendente a perpetuare un’idea illusoria relativa alla possibile scoperta di cure miracolose e miracolistiche ricavate dagli insegnamenti di antichi medici orientali, suffragate da sperimentazioni in “medicina quantistica”, che sono solo frutto della fantasia dei loro autori.
Diffondere la magia come scienza è un atto non soltanto deontologicamente scorretto sul piano giornalistico, ma umanamente ignobile. sembra impossibile che la giornalista in questione e chi dovrebbe almeno leggere un articolo prima di pubblicarlo su un quotidiano non abbia neppure lontanamente pensato di sottoporre a verifica questo pseudo studio e almeno a sottoporre al lettore il fatto che i pretesi effetti sono evidentemente da ricondurre alla suggestione e all’effetto placebo, non certo alle vibrazioni del colore.
Se solo ci fosse un briciolo di verità e di buon senso in questo articolo, da domani dovrebbero moltiplicarsi gli studi scientifici che vadano a verificare quanto affermato dal medico e dalla giornalista in questione. Se questi studi dimostreranno che è possibile sostituire gli analgesici con una innocua cromo puntura, saremo pronti a chiedere pubblicamente scusa e ad assumerci le nostre responsabilità nell’aver stigmatizzato quella che a noi sembra una colpevole condizione di ignoranza, superficialità, mancanza di rispetto per il prossimo addebitabile a entrambi questi personaggi. Anche perché saremo tutti ben felici di vivere in un mondo dove lo spettro del dolore fisico potrà essere eliminato così facilmente, senza controindicazioni e senza effetti collaterali. Ma poiché studi scientifici seri, al di là di ridicole sperimentazioni come quelle pubblicate sull’articolo in questione, non sono mai stati svolti e non saranno mai finanziati perché palesemente ridicoli, ci auguriamo che sia il medico in questione, sia la giornalista possano dedicarsi professionalmente ad altro, in modo da non procurare danni con il loro operato diffondendo notizie illusorie, ingannevoli, e che tendono soltanto a toccare la parte più ingenua, infantile e sensibile dell’animo umano speculando su un tema universale come quello della paura del dolore.
Guido A. Morina