Il Counseling Psicobiologico è quello fondato e insegnato dalle nostre scuole
Dopo le numerose sentenze che hanno dichiarato la sostanziale sovrapposizione dell’attività di counseling psicologico (non quello psicobiologico, pienamente legittimo) con quella psicologica, dopo l’esclusione dal registro Ministeriale delle professioni non organizzate in Albi, i counselor ci riprovano con la norma UNI.
La norma UNI, come ormai sanno tutti coloro che operano nel campo della libera professione, non è una norma di legge, ma è una sorta di certificazione non vincolante (chiunque può svolgere la stessa attività prevista da questa certificazione senza sottoporsi alla relativa procedura, legittimamente) la quale può essere facilmente spacciata da chi agisce in mala fede come una sorta di “norma di legge”(ripetiamo: non lo è ), a beneficio di tutti coloro che, sfruttando l’ignoranza altrui, vogliono pubblicizzare la loro attività come “riconosciuta” in qualche modo.
Quello che è sorprendente è che, a distanza di vent’anni, i counselor continuano a brigare in tutti i modi per ottenere un qualche “riconoscimento” che permetta loro di svolgere una attività del tutto simile a quella degli psicologi, senza essere psicologi abilitati, e senza che esista alcuna necessità di ricorrere a questa figura” professionale” dal momento che l’attività di counseling fa parte delle competenze psicologiche.
E’ deprimente osservare che da vent’anni, ben sapendo di svolgere una attività di psicoterapia camuffata, i counselor tradizionali non abbiano mai neppure cercato di illustrare sotto quali aspetti la loro attività differirebbe da quella degli psicologi. Non ci risulta che esistano testi di riferimento i quali mettano in evidenza quali sono la caratteristiche distintive ed esclusive dell’attività di counseling, e quale sia il motivo per cui tale attività non possa essere esercitata, con evidente maggiore competenza, da figure già esistenti come gli psicologi.
Quello che è più offensivo nei confronti delle persone serie e competenti materia, è che essi si ostinino a parlare di attività rivolta alla promozione del benessere (copiando spudoratamente la nostra definizione di counseling psicobiologico) quando poi essi ignorano totalmente le scienze, le discipline, i metodi e le tecniche di promozione del benessere (cura dello stile di vita in tutti i suoi aspetti, a cominciare dall’alimentazione, sviluppo dell’attività e dell’efficienza fisica e mentale, cura della vita relazionale e sociale e degli aspetti filosofici e spirituali dell’esistenza, ecc), e continuino imperterriti a formulare diagnosi e a curare disturbi psicologici abusivamente.
I counselor sopravvivono al di fuori di ogni ambito di ricerca scientifica, di diffusione e divulgazione di carattere culturale, nè ci risulta che mai dal counseling sia emersa una qualche scoperta, innovazione, modalità efficace di relazione che non sia già stata elaborata e praticata in ambito psicologico. Essi non fanno che applicare nozioni, ipotesi, teorie, metodi, tecniche e strumenti che ricavano dalle scienze psicologiche, senza mai produrre nulla di nuovo e di altrettanto efficace come la terapia psicologica del cui esercizio abusano. La loro principale attività sembra essere quella istituzionale e pubblicitaria di organizzazione di convegni, assemblee, adunanze, raduni, conferenze, simposi, manifestazioni di ogni tipo al fine di rivendicare la loro autonomia professionale, senza preoccuparsi di dimostrare in che cosa essa consista.
Il fatto di qualificare una attività di psicoterapia come counseling, svolta da persone prive di abilitazione alla pratica della psicoterapia, danneggia tutte le persone e le organizzazioni serie che, invece, si sforzano di diffondere una idea più corretta di quello che il counseling è, ossia di una modalità di approccio e di comunicazione la quale non è una professione di per sé, ma una funzione applicabile a diversi contesti e a diversi scopi.
Attività che, se svolta per curare disturbi psichici, e non certo, come essi proclamano, per promuovere il benessere, è di competenza degli psicologi abilitati.
Fa counseling l’avvocato, il commercialista, il medico che si rapporta al cliente o paziente in maniera empatica e rispettosa, fa counseling il consulente del benessere, che illustra le modalità per promuovere il benessere nella vita quotidiana, fa counseling l’insegnante che adotta un approccio empatico e non autoritario nei confronti dei suoi studenti, fa counseling lo psicologo che assume una posizione non direttiva e non prescrittiva nel rapporto col paziente. Ma sicuramente non è counseling quello che i sedicenti counselor promotori di un loro riconoscimento autonomo vogliono far credere sia esercitabile legittimamente da chi non sia psicologo, ossia una attività di psicoterapia breve.
Si ricorda che molte scuole di psicoterapia, infatti, formano da anni professionisti che applicano i principi, le regole e l’impostazione di counseling, come alcune forme di psicoterapia costruttivista, o di psicoterapia focalizzata sulle soluzioni, ecc.
Insomma, c’è bisogno di counseling inteso come attività di educazione e formazione al benessere, perché si tratta di competenze non esistenti a livello accademico e non ancora regolamentate dalla legge, ma non esiste alcuna necessità di ricorrere a un counselor anziché a uno psicologo abilitato esperto in counseling.
Dal canto nostro, la definizione precisa delle competenze esclusive e autonome del counseling psicobiologico (https://www.counselingpsicobiologico.it/) è a disposizione di tutti da vent’anni, contenuta in un percorso impegnativo che è ricchissimo di testi, manuali e pubblicazioni che riguardano questo tipo di counseling, l’unico che non sconfina nell’ambito di competenza della psicoterapia.
Il counseling è quello che è insegnato dalle nostre scuole, non quello che, in tutti questi anni, mostra soltanto di volersi ricavare una nicchia commerciale rosicchiando nozioni e competenze dalla professione di psicologo, esercitata abusivamente.