Titolo valido in naturopata e il diploma di naturopatia legalmente riconosciuto. Sbocchi lavorativi e prospettive di legge. Il parere del legale. Scuola Superiore di Counseling in naturopatia.
Titolo valido in naturopatia
Titolo valido in naturopatia? Validità legale del diploma di naturopatia? Scuola di naturopatia riconosciuta? Da trent’anni coloro che non sono riusciti a riconoscere la pubblicità ingannevole delle scuole di naturopatia tradizionale, continuano a vantare il proprio titolo valido in naturopatia, ritenendo che esistano titoli legalmente validi, riconosciuti o accreditati e dando quindi per scontato che in circolazione ci siano migliaia di persone che si sono diplomate in naturopatia presso scuole diverse dalla propria (che è sempre l’unica, ad essere “riconosciuta”) ma che possiedono un titolo non valido e abusivo a differenza del loro.
La stessa espressione: “titolo valido in naturopatia” oppure quella “titolo, scuola o diploma riconosciuto in naturopatia”, denotano l’ignoranza di chi li utilizza, dal momento che la validità legale di un titolo è solo quella che assegna lo Stato tramite precisa e specifica disposizione di legge e nulla del genere esiste in materia di naturopatia.
Le opinioni da sempre espresse da UNIPSI circa l’illegittimità della pratica della naturopatia tradizionale come atto medico, sono ora confermate. Si veda l’opinione espressa dal Ministero della Giustizia e di quello della Salute: https://www.naturopatiatorino.org/la-naturopatia-esclusa-dalla-legge-n4-del-14-gennaio-2013.html
Titolo valido in naturopatia per accreditamento di università privata straniera: la pubblicità di alcune Scuole di naturopatia che vantano “accreditamenti” all’estero omette di specificare che tali accreditamenti non hanno alcun valore in Italia. Perchè un titolo conseguito tramite accordi con Università straniere abbia valore legale è necessario che esista un preciso e specifico accordo tra i Ministeri competenti dei due Paesi, ratificato con apposita legge, e non un semplice “accreditamento”. Inutile dire, come chiunque può accertare chiedendo informazioni al Ministero competente, che non esiste alcun riconoscimento legale o legislativo relativo a titoli in naturopatia in Italia.
Ritorno sull’argomento del riconoscimento della professione di naturopata e del “titolo valido in naturopatia”, per fornire alcune delucidazioni alle decine di lettori che si sono rivolti al nostro sito per avere chiarimenti in proposito.
Perché una professione sia riconosciuta, non è sufficiente che esista un interesse diffuso (quanto, peraltro, non misurabile) per essa, o che sia auspicabile, secondo i suoi sostenitori, una sua regolamentazione. Occorre avere ben presente che una professione può essere riconosciuta solo se:
- I suoi contenuti, le competenze, i limiti, gli scopi, l’oggetto, l’impianto teorico-pratico di riferimento siano esattamente e univocamente definiti.
- Tale professione sia già esercitata da un numero di persone tale da giustificarne la regolamentazione.
- Coloro che esercitano la professione in attesa del suo riconoscimento, lo facciano a tempo pieno, cioè come professione e non come hobby, e in conformità con la normativa fiscale.
Per esempio, l’attività professionale del panificatore, come quella dell’ottico, non è regolamentata per legge, ma nessuno, come le migliaia di persone che ossessivamente ci richiedono come fare a conseguire un diploma di naturopata “legalmente riconosciuto, si è mai preoccupato dell’esistenza di tale riconoscimento prima di intraprendere questa attività. La differenza con la professione del naturopata è che queste ultime professioni rispondono ai requisiti sopraelencati, mentre l’attività del naturopata no. Tutto qua.
A distanza di trent’anni dal lancio sul mercato della professione di naturopata, infatti, non esiste un “titolo valido in naturopatia” né una Associazione che riunisca i naturopati secondo principi e regole professionali condivise, e che abbia definito le loro competenze, e non esisterà mai perché la naturopatia è un prodotto commerciale il quale, come tale, necessita di riconoscimento solo per poter essere venduto più facilmente dalle organizzazioni che sostengono l’esistenza di questa professione inesistente. Al contrario, come per l’attività di maghi, guaritori e astrologi in genere, esistono migliaia di persone che si definiscono naturopati, ognuno dei quali conosce superficialmente alcuni argomenti che altri naturopati non conoscono neppure, ognuno dei quali fornito di un titolo privo di valore legale (esistono parecchie decine di diplomi di naturopatia di ogni tipo), alcuni appartenenti a una delle decine di associazioni o federazioni prive di riconoscimento legale, e quasi tutti impegnati in altre attività lavorative.
Gli unici “naturopati” sul mercato, sulla cui correttezza in tema di rispetto della normativa fiscale è meglio sorvolare, sono i guaritori, perlopiù di provincia, i quali esercitano con un certo successo perché, pur definendosi, tra l’altro, naturopati (ma, spesso, anche omeopati, psiconeuroimmunologi, chinesiologi, iridologi ecc.), praticano in realtà ben altre attività “terapeutiche”: ci sono i finti medici che quotidianamente configurano il reato di esercizio abusivo della professione medica, formulando diagnosi prive di fondamento scientifico o di competenza medica o psicoterapeutica, e somministrando cure di tipo medico, ma mascherate come innocuue e “naturali”. Ci sono gli specialisti in diete e intolleranze alimentari, spesso farmaciste o biologhe autodefinitesi “nutrizioniste”, assistite da apparecchi privi di ogni fondamento scientifico per la rilevazione di inesistenti”intolleranze” o fantasiosi “campi di disturbo”, e che violano la legge quotidianamente , senza sapere quello che fanno. Ci sono gli aggiustaossa, i massaggiatori, i canalizzatori di fluidi ed energie universali, come il reiki, che, in aggiunta, prescrivono rimedi per le patologie dei loro clienti, inventandosi di sana pianta proprietà terapeutiche straordinarie confermate da inesistenti studi clinici; ci sono, specialmente, i guaritori che Striscia la notizia si diverte a stanare, che sono decine di migliaia solo in Italia, e che più o meno spudoratamente e più o meno professionalmente svolgono l’attività di ciarlatani, lavorando abilmente sull’effetto placebo, sulla suggestione indotta dal loro carisma, sull’ingenuità o il bisogno di credere nella guarigione dei loro sprovveduti clienti.
Nonostante siano migliaia i diplomati in naturopatia che vantano ingenuamente un “titolo valido in naturopatia”, non esiste nessuno che eserciti tale professione come unica professione (cioè come naturopata e non come medico, massaggiatore, insegnante di yoga o ginnastica, erborista e così via), che la svolga da molti anni, e che, come un ottico, per esempio, offra i suoi servizi a tempo pieno, secondo un orario reso pubblico di disponibilità alla clientela, rilasciando regolare ricevuta fiscale per le sue consulenze. Nessuno, infatti, è mai stato in grado di dimostrare di svolgere l’attività di naturopata professionalmente, dimostrando tramite documentazione ufficiale di sostenere con la sua attività i costi relativi (di uno studio di consulenza, di assistenza di commercialista, e specialmente di fatturato che dimostri che tale attività è svolta nel rispetto della legge e con un volume d’affari tale da giustificare il suo svolgimento a tempo pieno, la copertura dei costi e un reddito dignitoso).
Quindi, è chiaramente illusorio promettere un riconoscimento di tale professione, dal momento che essa, come ogni attività di consulenza, rientra tra quelle che non necessariamente devono essere regolamentate dalla legge, ma che presuppongono una professionalità, una competenza, una cultura professionale che le scuole di naturopatia non sono certo attrezzate a fornire.
Dopodiché, vale sempre il principio per cui “Populus vult decipi: decipiatur”. Se nella attuale situazione politica, sociale ed economica, migliaia di persone cercano alternative professionali al loro lavoro, o, spinte dalla precarietà o dalla disoccupazione, vogliono credere che sia sufficiente seguire qualche lezione per tre anni per inventarsi una professione seria, redditizia, facile e specialmente richiestissima, e si iscrivono a scuole che promettono loro tutto questo, non sta più a noi metterli sull’avviso. Se vogliono farsi ingannare, che siano ingannati.
Dr. Filippo Maria Lo Giudice