Perché la naturopatia non sarà mai riconosciuta e perché gli albi professionali dei naturopati sono una bufala. Scuola Superiore di counseling in naturopatia.
La verità sul riconoscimento di counseling, naturopatia e discipline bionaturali. Perché la naturopatia non sarà mai riconosciuta e perché gli albi professionali dei naturopati sono una bufala.
La regolamentazione di nuove professioni non potrà avvenire se non in armonia con le disposizioni di legge in materia a livello di Unione Europea, dove, però, queste discipline non sono regolamentate e neppure sembra che tale riconoscimento sia un esigenza sentita. Infatti, la concezione corporativa delle professioni organizzate in Albi Professionali, sfacciatamente riprodotta dalla maggior parte delle organizzazioni commerciali che si presentano sul mercato come scuole di naturopatia o di counseling, è solo ed esclusivamente italiana, per cui è certo che entro breve, anche in Italia, scompariranno gli Albi professionali delle categorie già esistenti, per adeguarsi alla normativa europea. Perché mai si dovrebbero creare nuovi Albi e nuove categorie professionali in questa situazione, se non per scopi puramente propagandistici e pubblicitari che vanno solo a favore delle scuole private di naturopatia?
Cè una sola alternativa che riguarda il riconoscimento o la regolamentazione di queste discipline, ed è quella che qualunque esperto legale in materia può confermarvi (mica penserete che i titolari delle scuole di naturopatia vi diranno la verità, quando questa cozza contro i loro interessi?): o si istituisce una facoltà universitaria in ambito sanitario per l’insegnamento e la formazione di tecnici di “discipline bionaturali” o simili, oppure le competenze in materia sanitaria delle quali il governo ritenga indifferibile la regolamentazione saranno affidate alle categorie professionali già esistenti, cioè medici o psicologi.
Analizziamo, prima di accogliere le affermazioni trionfalistiche delle scuole di naturopatia, entrambe le alternative.
Nel primo caso, l’istituzione di una nuova facoltà universitaria è sicuramente da escludere per molti ovvi motivi:
- le condizioni specifiche dell’università italiana e la cronica mancanza di risorse finanziarie
- Il fatto che, ormai, nuove facoltà per nuove professioni sono istituite soltanto se si tratta di esigenza condivisa a livello europeo (e questa esigenza, con buona pace dei sostenitori della naturopatia, non esiste)
- Il fatto che qualsiasi nuova professione dovrebbe giustificare la propria esistenza e utilità sociale nei fatti e con dati precisi, e non certo in base soltanto alle ridicole affermazioni circa l’importanza di cure “olistiche ed energetiche” presenti in tutte le ridicole proposte di legge presentate finora, o perché molte persone si affidano a fiori di Bach e omeopatia.
- Il fatto che l’ambito sanitario è monopolizzato dalla classe medica, per cui qualunque professione si prenda in considerazione in quest’ambito, essa deve sottostare alle direttive e al parere insindacabile della classe medica. Non si illudano, i pochi naturopati in regola con la normativa fiscale, di costituire una massa critica in grado di contrastare la potenza indistruttibile della classe medica. Oltretutto, essi non avrebbero neppure il sostegno dell’opinione pubblica, perché i consumatori sarebbero ben felici di farsi prescrivere fiori di Bach e rimedi naturali dai medici, che ritengono, a ragione, più competenti e seri dei naturopati.
Nel secondo caso, definitivamente spenta la speranza di tanti guaritori improvvisati di lasciare il loro posto in banca per diventare pseudo medici “naturopati”, la cura “naturopatica” delle persone verrebbe affidata a chi già opera, con specifica abilitazione, nel settore, per cui si tratterebbe, in pratica, di istituire scuole di specializzazione in naturopatia rivolte solo a laureati in psicologia o medicina.
Ma c’è un aspetto comune alle due ipotesi, su cui vorremmo insistere e richiamare l’attenzione del lettore. Qualunque sia la scelta che il legislatore potrebbe fare in ordine al riconoscimento e alla regolamentazione delle competenze di naturopati, counselors o altre figure professionali, essa non può prescindere, nella maniera più assoluta, dal principio secondo cui non sia possibile insegnare a livello universitario la pratica di materie prive di fondamento scientifico. Se ciò avvenisse, spinto dagli interessi delle grandi aziende di produzione di rimedi omeopatici, si tratterebbe di una sconfitta epocale per la ragione e per la scienza, e comunque avvantaggerebbe soltanto chi è già medico.
Ma, in tutti gli altri casi, nessuna legge al mondo potrà mai affidare l’esercizio della pratica terapeutica basata sulla cromoterapia, la cristallo terapia o l’iridologia a una istituzione universitaria che sia collocata in ambito sanitario. Mancando in questi casi gli interessi economici, l’intera classe medica, compatta, impedirà sempre che possa essere praticata una cura di tipo medico avente per oggetto discipline magiche e mai sottoposte a verifica scientifica.
Quindi, a cosa serve continuare a insegnare la pratica e la fragile teoria filosofica che sta dietro queste discipline New Age? La risposta è semplice: al solo scopo di attirare all’interno di lunghi, tortuosi (ma remunerativi) percorsi pseudodidattici le migliaia di persone che si illudono di poter risolvere problemi di salute con questi strumenti ridicoli e obsoleti. Cos’altro potrebbero insegnare le scuole di naturopatia tradizionale, per prospettare ai loro allievi la possibilità di esercitare come guaritori, se non lo studio di materie che la medicina e la psicologia rifiutano anche di prendere in considerazione per manifesta inutilità (quando non per manifesta stupidità delle medesime)? Insegnare banalità come i fiori di Bach o l’uso dei colori per la cura di malattie è facile e remunerativo, per le Scuole. Quando poi i loro allievi si lamentano del fatto di non trovare clienti per tali pratiche pseudomediche, allora la loro arma di difesa resta l’attribuzione (e lo scarico) di responsabilità al malgoverno, alla chiusura mentale della classe medica, e al fatto che manchi una legge di disciplina della materia. Il gioco va avanti da più di vent’anni, ma comincia a mostrare chiari segni di stanchezza.
La nostra associazione, attraverso le sue scuole, non offre illusioni, e cerca da anni di offrire una formazione seria e scientificamente collaudata in materia di Consulenza della salute. Siamo sempre a disposizione di chiunque voglia approfondire la questione, con argomenti seri e non propagandistici, ma nessuno è mai stato in grado di contestare le nostre affermazioni.