STODAL Boiron: uno sciroppo contro la tosse che non cura la tosse! Magia omeopatica!
Stodal Boiron: tra i farmaci allopatici camuffati da omeopatici per motivi esclusivamente commerciali, il noto sciroppo Stodal Boiron assolve in maniera egregia alla funzione di indurre nel pubblico dei consumatori più sprovveduti l’idea che esso, a differenza degli altri sciroppi, sia totalmente innocuo (in quanto omeopatico) e che però svolga la stessa funzione terapeutica di un qualsiasi sciroppo “tradizionale”.
UNIPSI, come sempre, fa chiarezza su queste operazioni commerciali poco edificanti.
In realtà, Stodal Boiron non è un medicinale omeopatico ma uno sciroppo come tutti gli altri, ma con ingredienti molto diluiti. Si osservi con attenzione:
La composizione del prodotto Stodal Boiron elenca gli ingredienti in ordine sparso e non in quello decrescente rispetto alla quantità dell’ingrediente stesso, come avviene, per esempio, per quanto riguarda gli alimenti. In questo modo, l’astuzia omeopatica può inserire come ultimo ingrediente, dopo un lungo elenco di ingredienti diluiti – e subito prima di quello degli eccipienti – l’unico che, oltre a vantare una efficacia terapeutica minimamente riconducibile ad evidenze scientifiche di carattere biochimico e farmacognosico, è disponibile in quantità non diluita omeopaticamente, ossia la tintura madre di Drosera in una percentuale pari a quasi l’1% del prodotto.
La strategia commerciale degli omeopati prevede di illudere il cliente circa le proprietà terapeutiche del prodotto, in questo caso Stodal Boiron, attraverso una serie di sorprendenti quanto bizzarre citazioni di fonti bibliografiche, le quali si riducono -tutte- a pubblicazioni e testi scritti da omeopati per il pubblico degli omeopati, spesso per i tipi dell’editore “Teniche nuove”, le quali nulla hanno a che vedere con la sperimentazione scientifica in ambito clinico.
Sorprendente il fatto che una di queste citazioni relative a Stodal Boiron presenta la seguente affermazione “gli sciroppi omeopatici come Stodal o Drosetux possono essere utilizzati perché non hanno un’azione antitussigena” (!!!). In pratica, senza che mai questa azienda omeopatica abbia sentito l’obbligo morale, deontologico e di buon senso di indicare quali prove cliniche dimostrino l’efficacia dello sciroppo che vende nei confronti della tosse, tuttavia ha ritenuto importante ricordare che il suo sciroppo per calmare la tosse, in realtà, non è in grado di calmare la tosse. Come dire: questo sciroppo, Stodal Boiron, non serve praticamente a nulla, ma perlomeno male non fa.
E’ tutto qui l’interesse degli omeopati: somministrare rimedi inutili facendo leva sul fatto che, specialmente per le patologie più lievi, esse si risolvono da sole, ma facendo in modo di attribuire ai propri farmaci e alle proprie cure il merito della guarigione.
Si consideri, infatti, che, secondo il decreto legislativo del 24 aprile 2006, in base alla direttiva CEE in materia di specialità medicinali, il prodotto medicinale é definito “ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane, nonché ogni sostanza o associazione di sostanze che puo’ essere utilizzata o somministrata all’uomo allo scopo di rispristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica”.
Stola Boiron, quindi, viene qualificato come “medicinale omeopatico” ma al tempo stesso dichiara di non avere le caratteristiche del medicinale, sia perché l’azienda stessa dichiara che esso non ha proprietà terapeutiche, sia perché esso non ha evidentemente una azione “farmacologica, immunologica o metabolica”. Quindi, la manipolazione delle menti deboli operata da quasi due secoli dall’omeopatia, fa sì che in farmacia si possa vendere un medicinale, qualificato come tale, ma che non ha le caratteristiche del medicinale, che viene venduto come farmaco contro la tosse, ma che non ha una azione terapeutica riconosciuta e approvata contro la tosse, e che oltretutto dovrebbe agire secondo il principio del simile, mentre agisce secondo il principio del contrario (come si leggerà nelle righe seguenti).
Come al solito, non ce la prendiamo con gli astutissimi spacciatori di rimedi omeopatici, i quali dimostrano una scaltrezza nella vendita dei loro prodotti inutili che merita un certo rispetto. Ce la prendiamo di più con il pubblico dei consumatori, dei farmacisti e dei medici”omeopatici”, i primi così sprovveduti da non accorgersi che stanno comprando uno sciroppo contro la tosse nel quale l’azienda stessa dichiara che non ha alcun effetto contro la tosse; gli altri, perché antepongono interessi commerciali o di tutela della loro illusoria competenza in omeopatia, per vendere o prescrivere prodotti sostanzialmente inutili.
Se poi si vuole scendere nella analisi più specifica dell’inganno omeopatico, si osservi come la tintura madre di Drosera, unico ingrediente in quantità significativa all’interno di questo sciroppo, è un prodotto fitoterapico, che opera secondo il principio del contrario, e non secondo il principio del simile omeopatico. Infatti, la Drosera, nella letteratura fitoterapeutica, farmacognosica e farmacologica, è indiscutibilmente una pianta avente azione antispasmodica con particolare riferimento all’azione antitussigena. Quindi, il principale ingrediente di questo sciroppo non è omeopatico ma allopatico, come tutti gli altri sciroppi in vendita in farmacia. Solo che la componente potenzialmente efficace del rimedio è ridotta ai minimi termini e quindi priva il prodotto di qualsiasi efficacia terapeutica. Il fatto di presentarlo come medicinale omeopatico consente però di indurre ingannevolmente nel consumatore la suggestione che esso possa produrre lo stesso effetto dei farmaci tradizionali ma senza alcun effetto collaterale, e sia quindi adattissimo alla cura della tosse dei bambini. Questo perché da alcuni decenni l’omeopatia sta diffondendo, approfittando della credulità popolare, l’idea bizzarra che omeopatia sia sinonimo di innocuità assoluta del rimedio. Il che è vero, ma solo nel senso che il rimedio non ha neppure alcuna efficacia terapeutica, come i farmaci omeopatici sono costretti a riportare nella loro confezione ai fini della vendita.
Ma c’è di più: se si guarda anche agli ingredienti di questo sciroppo in diluizione cosiddetta “omeopatica” si osserverà che, per esempio, Pulsatilla alla 6CH è un altro rimedio fitoterapico, per quanto molto diluito, e non omeopatico, in quanto Pulsatilla è una pianta con nota e tradizionale azione antitussigena, tipicamente allopatica, che opera secondo il principio del contrario tipico dei farmaci allopatici, e non ha quindi nulla a che fare con il principio del simile tipicamente omeopatico.
Purtroppo, la quasi totalità di coloro che si affidano a questi prodotti placebo ritenendoli farmaci veri e propri, non sa neppure che, ai fini dell’individuazione degli ingredienti che compongono il farmaco omeopatico, l’omeopatia sostiene che ciascuno di essi debba essere stato sperimentato per verificare come, in quantità ponderale e non infinitesima, esso produca su persone sane gli stessi sintomi della malattia che invece curerebbe in diluizione omeopatica. In oltre due secoli non è mai esistita alcuna ricerca condotta sperimentalmente in maniera verificabile, su campioni randomizzati in doppio cieco, che abbia mai testimoniato gli effetti di questi ingredienti su persone sane. Il che è abbastanza evidente, dal momento che questa sperimentazione richiederebbe il reclutamento di centinaia di persone sane da sottoporre per lunghi periodi di tempo agli effetti di innumerevoli sostanze di ogni tipo e ciò per ciascuna delle malattie che l’omeopatia pretenderebbe di curare.
Oltre al fatto che, come è altrettanto evidente, non esiste nessuna prova che l’omeopatia abbia testato tutte le sostanze a disposizione degli esseri umani le quali possono produrre su persone sane i sintomi di una malattia. Se ciò fosse stato fatto, esisterebbero i documenti che ne forniscono la prova incontrovertibile. Eppure questa indagine sperimentale (pur proclamata come esistente dagli omeopati) dovrebbe essere stata non solo condotta, ma continuamente aggiornata perché il paziente ha diritto a ricevere la cura migliore tra tutte quelle possibili, e non soltanto quella che l’omeopatia riconduce ai relativamente pochi rimedi che utilizza.
Intendiamoci: il cittadino qualunque, il consumatore che si è rivolto incautamente al medico omeopatico o al farmacista che ha interesse a vendere un farmaco omeopatico, non ha probabilmente la minima idea di quello di cui stiamo parlando, ossia il significato del principio del simile, della differenza tra omeopatia e allopatia, di diluizioni decimali o centesimali. Ma tutto questo, invece, lo sanno benissimo coloro che spacciano questi rimedi inutili.
Resta il fatto che, come al solito, e come già osservato, manca, in questa straordinaria strategia pubblicitaria, qualsiasi riferimento ad ampie, concordanti, ripetute e numerose sperimentazioni cliniche su questo prodotto, che spieghino il motivo per cui esso debba essere messo in commercio come medicinale, omeopatico o meno. Come al solito, attendiamo tali prove che, come tutte quelle che gli omeopati dovrebbero fornire, se fossero persone serie e responsabili (ma se lo fossero, non farebbero gli omeopati), non arriveranno mai. E’ una storia lunga due secoli, ma che, purtroppo, prosegue ancora oggi grazie al contributo del marketing, capace di vendere prodotti inutili in maniera straordinariamente accattivante.
Fino a che si riuscirà a nascondere alla popolazione la conoscenza dei basilari principi del rispetto per il prossimo, per la verità dei fatti e del metodo scientifico, si potrà sempre contare su uno zoccolo duro di persone che, basandosi solo sulla loro esperienza personale, affermeranno di avere osservato personalmente benefici dall’assunzione di questi prodotti. Secoli di sviluppo e di diffusione del pensiero e del metodo scientifico, decenni di lavoro e di impegno da parte di milioni di ricercatori e di scienziati cadono così di fronte al bisogno di credere nelle virtù miracolose di farmaci presentati ad arte come dotati di qualità soprannaturali: fanno sempre bene e non hanno mai effetti collaterali.
L’inganno omeopatico diventa ancora più evidente se si confrontano gli ingredienti di due sciroppi “omeopatici” molto venduti: Stodal, di cui abbiamo fin qui illustrato le caratteristiche ingannevoli e Drosetux.
Di seguito gli ingredienti di Stodal Boiron:
Anemone pulsatilla 6 CH
Rumex crispus 6 CH
Bryonia dioica 3 CH
Ipecachuanha 3 CH
Spongia tosta 3 CH
Sticta pulmonaria 3 CH
Antimonium tartaricum 6 CH
Myocarde 6 CH
Coccus cacti 3 CH
Drosera TM aa 0,95 g
Di seguito quelli di Drosetux, alla 3CH:
drosera rundifolia
arnica montana
belladonna
artemisia cina
coccus cacti
corallium rubrum
cuprum gluconicum
ferrum phosph.
uragoga ipecacuanha
solidago virga aurea
ed altri eccipienti.
E ora analizziamo e sveliamo l’inganno: nel primo sciroppo, Stodal Boiron, si è visto come la Drosera sia pianta presente in forma fitoterapica di tintura madre, mentre nel secondo sciroppo essa è diluita alla 3CH. Invitiamo le aziende produttrici a fornirci le dimostrazioni cliniche e scientifiche del fatto che la Drosera sia qualificata come omeopatica mentre agisce secondo il principio opposto allopatico, e il motivo per cui due sciroppi omeopatici che la contengono, Stodal Boiron e Drosetux prevedano l’uno la sua presenza come fitoterapico e l’altra in diluizione omeopatica, pur agendo sullo stesso sintomo: la tosse.
Insomma: per curare la tosse la Drosera deve essere presente come tintura madre in quantità significativa, per quanto minima, come in Stodal Boiron, oppure deve essere diluita alla terza centesimale, e quindi in una quantità non significativa, come in Drosetux? La drosera agisce secondo il principio del simile o secondo il principio del contrario? È indifferente somministrarla come tintura madre o diluita alla 3 Ch? Se la risposta è negativa, gli omeopati dovrebbero spiegarci perché due sciroppi che agiscono secondo principi contrari e con quantità molto diverse dello stesso ingrediente agiscano ugualmente sulla stessa patologia.
Se la risposta è affermativa, non viene a cadere tutto l’impianto pseudo farmacologico dell’omeopatia? Ci sarà pure una differenza tra questi ben differenti dosaggi! Allo stesso modo, sarebbe piuttosto importante sapere per quale motivo il secondo sciroppo contiene ingredienti diversi dal primo. Ma gli omeopati non avevano assicurato che i loro farmaci erano il frutto di sperimentazioni scientifiche? Come è possibile che lo stesso lieve disturbo, la tosse, possa essere curato con un mix di ingredienti allopatici e omeopatici, con due sciroppi (Stodal Boiron e Drosetux, per esempio) aventi ingredienti completamente diversi e con diluizioni diverse, e che di nessuno di questi ingredienti sia fornita la dimostrazione clinica e scientifica della sua efficacia della cura di questa patologia, nonché del motivo per cui questi ingredienti debbano essere associati in modi e forme così diverse tra i due sciroppi?
Si consideri, poi, che la vendita di prodotti omeopatici come Stodal Boiron non si fonda sull’evidente efficacia di essi nella cura di patologie, ma sulla martellante campagna mediatica e pubblicitaria che cerca di accreditare l’omeopatia per la sua diffusione tra i consumatori anziché, come sarebbe più etico e logico, per i suoi effetti nella cura di patologie specifiche. Di conseguenza, quando i seguaci dell’omeopatia proclamano trionfalmente dati (peraltro spesso privi di fonti certe e attendibili) circa la diffusione dell’omeopatia, essi non stanno facendo altro che ricordare come la maggior parte delle persone che crede di curarsi con un farmaco omeopatico sta, in realtà, acquistando un prodotto fitoterapico, che opera in base ad altri principi, e che per di più, come nel caso di Stodal Boiron, è praticamente inutile. Si osservi come tale prodotto, infatti, contenga meno di due grammi di tintura madre di drosera per ogni flacone da 200 ml.
Un’ultima considerazione, sempre la solita. Se si vuole vendere un semplice placebo, come nel caso dei rimedi omeopatici, ci sembrerebbe doveroso, sul piano esclusivamente morale, e non certo commerciale, che esso perlomeno venisse venduto per quello che è, ossia per un prodotto che contiene sostanzialmente qualcosa di molto simile all’acqua, e che quindi non costa niente. Gli ingredienti diluiti dagli omeopati hanno un costo complessivo, in questo sciroppo, che non può essere superiore, alla produzione, a un centesimo di euro in totale; 0,95 g di tintura madre di Drosera hanno un costo di pochi centesimi. Come mai, allora, questo sciroppo per la tosse che l’azienda dichiara non essere utile per curare la tosse e che non contiene praticamente nulla, deve costare come uno sciroppo che svolge davvero la funzione di sciroppo e che magari è stato oggetto di ricerca e sperimentazione scientifica?
Guido A. Morina
Presidente UNIPSI