Le medicine alternative, fondate cioè su una visione alternativa a quella scientifica della salute e della malattia, non si accontentano, come fanno la psicologia e il counseling, per esempio, di effettuare studi, ricerche e di proporre terapie che mirano al recupero e al miglioramento della condizione di salute, ma cercano di legittimarsi come “medicine”, sostenendo di essere fondate su numerose e incontrovertibili prove della loro efficacia e dichiarando senza mezzi termini di essere utili , almeno come la medicina allopatica, nella cura di non ben identificate malattie.
Tutte, con l’omeopatia in testa, sorvolano in maniera pateticamente infantile sul fatto che esse stesse non credono in quello che sostengono, perché utilizzano strumenti di cura e rimedi che, quando sono efficaci, è solo per il fatto che si basano su componenti propri della medicina allopatica (ma abilmente camuffati come rimedi alternativi ad essa), oppure non sono in grado di dimostrare gli elementi stessi su cui si fondano le loro osservazioni. Circa il primo punto, rimandiamo al nostro articolo, tratto dal libro: L’illusione delle medicine alternative” , nel quale si dimostra come l’omeopatia faccia uso disinvolto di rimedi fitoterapici o nutrizionali (di tradizione allopatica, in dosi ponderali e non omeopatiche) all’interno dei loro magici composti.
Circa invece il secondo punto, facciamo soltanto osservare che, come noto (si veda l’articolo pubblicato alla sezione news, o il capitolo sull’omeopatia all’interno del libro: “Il libro nero delle medicine alternative, parte seconda), da moltissimi anni diverse organizzazioni di “scettici”, alle quali aderiscono, tra l’altro, non pochi premi Nobel, mettono in palio la cifra di un milione di euro, o di dollari, a chiunque possa provare, in un esperimento controllato, pubblico e ripetibile, l’esistenza e la validità di un qualsiasi fenomeno paranormale. L’associazione che fa capo a James Randi, per esempio, attende ormai da un decennio che qualche omeopata si faccia avanti per ritirare il premio di un milione di dollari, semplicemente dimostrando sperimentalmente l’efficacia di un qualunque rimedio omeopatico. Da quando il personaggio più eminente del mondo dell’omeopatia, il celeberrimo Benveniste (vincitore di ben due premi Ignobel), è stato pubblicamente e inequivocabilmente sconfessato per la sua pretesa di poter dimostrare l’efficacia dell’omeopatia, quale modo migliore potrebbe esserci, a disposizione degli omeopati, di ridicolizzare gli innumerevoli detrattori di questa pseudoscienza, facendola riconoscere come scienza medica a tutti gli effetti, proprio da coloro che da anni si fanno beffe delle medicine alternative e delle pratiche magiche? Quale occasione migliore, per vincere il premio Nobel che sicuramente sarebbe assegnato a chi potesse fornire finalmente, dopo duecento anni, la dimostrazione scientifica dell’efficacia dell’omeopatia? (Si noti, tra parentesi, che nessuno pretende che si dimostri la modalità di azione dell’omeopatia: gli stessi scienziati si accontenterebbero ben volentieri di riconoscere semplicemente il dato oggettivo della sua efficacia).
Si pensi a quale rivoluzione culturale si produrrebbe se qualcuno potesse dimostrare l’efficacia dell’omeopatia o di qualunque pratica alternativa, stravolgendo dalle fondamenta i nostri sistemi di cura e costringendo le case farmaceutiche a riconvertirsi in aziende di produzione di rimedi omeopatici. (A proposito, possibile che tutti, proprietari, dirigenti, azionisti delle aziende multinazionali del farmaco, non si siano accorti che la farmacologia omeopatica è altrettanto efficace di quella che essi producono, e non si siano mai sognati di inserirsi in questo redditizio settore alternativo? E dire che avrebbero potuto sbaragliare agevolmente la concorrenza delle aziende di produzione omeopatica, essendo enormemente più potenti economicamente e commercialmente? Perché rinunciare a un business sicuro e redditizio come quello dell’omeopatia, dal momento che essa sarebbe scientificamente efficace, come i farmaci allopatici?).
La società Guna, per esempio, che pubblicizza l’incontrovertibilità delle prove che essa si dichiara in grado di fornire circa l’efficacia dei propri rimedi omeopatici, potrebbe finalmente togliersi la soddisfazione di farsi riconoscere il premio messo in palio dal Cicap, semplicemente portando all’esame di una commissione scientifica i suoi dati: non sarebbe possibile, se inequivocabili, che questa Commissione scientifica (per quanto corrotta, secondo i patetici cliché dei seguaci dell’omeopatia) riuscisse a sottrarsi all’obbligo di consegnare il premio di un milione di euro (o forse la Guna è talmente ricca da sputare sopra a questa cifra ?).
Se la mente dei seguaci della fede omeopatica non fosse così chiusa alla razionalità e al buon senso, questo solo argomento che abbiamo esposto farebbe cadere immediatamente e definitivamente la pretesa degli omeopati di qualificare questa disciplina magica e inutile come scienza, e allora potremmo dedicarci tutti a cercare metodi più seri di cura. Sono ormai due secoli che la ricerca scientifica è privata di tutte quelle risorse che la credulità popolare destina alle casse delle aziende omeopatiche e dei medici “omeopatici”, senza aver avuto mai in cambio una cura oggettivamente efficace di una sola malattia al mondo.
Ma la fede non sente ragioni: gli opporranno sempre argomenti che distraggano l’attenzione dal problema che sono chiamati a risolvere, e cioè la logica delle argomentazioni suddette. Si lanceranno in citazioni latine dotte e saccenti tendenti a dimostrare, sostanzialmente, che il metodo scientifico non è l’unico metro per misurare la validità di una terapia, si appelleranno al fatto che la meccanica quantistica, da loro interpretata in questo senso, conferma le intuizioni degli omeopati, oppure mostreranno un finto disinteresse, invocheranno qualsiasi fattore che verrà loro in mente, dal complotto internazionale, al fatto che il Cicap è una associazione a delinquere di persone corrotte. La strategia più usata, però, confermata da anni di osservazione della mentalità omeopatica, è sempre quella di rimuovere il problema cognitivo allegando pregiudizialmente:
· L’ignoranza dei fatti da parte degli avversari (ma senza esporre la loro versione)
· L’imprecisione, le contraddizioni, la falsità delle affermazioni dell’avversario.
· Il riferimento, privo di indicazioni che ne consentano l’individuazione, di fonti bibliografiche relative a ricerche, le quali, alla prova dei fatti, o non sono reperibili se non sulle riviste di omeopatia, o non esistono neppure.
· L’incapacità, per chi non sia iniziato ai rituali omeopatici, di allargare la mente a un concetto di prova scientificamente dimostrata che comprenda anche la remissione dei sintomi del torcicollo di cui era affetta la madre di un omeopata, e da quest’ultimo riferita, o le guarigioni scientificamente dimostrate per effetto della devozione alla madonna o a Padre Pio.
Nessuna pseudoscienza, ad eccezione forse, della sorella astrologia, ha mai destato da sempre e per così lungo tempo, sentimenti così negativi, dall’indifferenza al disprezzo e alla vergogna, dell’omeopatia. Nonostante le affermazioni dei suoi sostenitori, o probabilmente anche in forza di esse, le quali continuano a sostenere, contro ogni evidenza e senza mai fornire alcuna dimostrazione scientificamente valida, la sua efficacia clinica, l’omeopatia resta una pratica magica bollata come assurda o tutt’al più inutile dalla stessa classe medica, dalla scienza e da ogni persona sufficientemente evoluta culturalmente e intellettualmente da coglierne l’inconsistenza di contenuti.
Non è così, per esempio, per la parapsicologia, e, per esempio, per la lettura o la trasmissione del pensiero, rispetto alla quale molte ricerche serie sono state effettuate. Il primo motivo per cui nessuno disprezza gli studi sulla telepatia, a differenza di quelli sull’omeopatia, è che i primi sono seri studi scientifici e i secondi , semplicemente, no. Il secondo motivo è che coloro che si sono occupati di parapsicologia scientificamente non hanno mai sostenuto ad ogni piè sospinto che le forze su cui indagavano erano sì inspiegabili, ma perfettamente conosciute ed efficaci, tali da poter essere utilizzate per diversi scopi, nell’ambito della vita quotidiana. In altri termini, il limite che gli stessi scienziati che si sono occupati di ricerca sulla telepatia hanno sempre ammesso, è che essa, purtroppo, non funziona, non che non esiste. O meglio, che l’inadeguatezza delle nostre conoscenze ci impedisce di utilizzarla. Nessuno ha mai negato che essa esista e che un giorno sarà possibile sfruttarla. Ma, al tempo stesso, nessuno si è mai sognato di organizzare Scuole di telepatia e di creare l’albo dei medici telepatici. In omeopatia, invece, si è scelta un’altra strada, facilitati dal fatto che essa si prestava egregiamente ad illudere la maggioranza delle persone grazie a due fattori: la suggestione prodotta dal prestigio della figura del medico, e il fatto che essa venisse applicata soltanto a lievi disturbi che tendono a regredire spontaneamente. Se, anche qui, nessuno al mondo nega che esistano energie subatomiche le quali possono teoricamente essere individuate e utilizzate, in un lontano futuro, anche a scopi terapeutici, gli omeopati sono andati più in là: saltando a piè pari le elementari regole del rispetto per il prossimo e per il metodo scientifico, si sono inventati di sana pianta l’esistenza di un corpus di prove scientifiche (stranamente sconosciuto o sconfessato proprio dal mondo scientifico) circa l’efficacia di questa medicina, e da due secoli ne propagandano l’efficacia. Il risultato è che da due secoli milioni di persone sono quotidianamente ingannate da una pratica che produce un ottimo effetto placebo, ma che, in sé, è soltanto un colossale inganno.
Quando si parla di multinazionali del farmaco, gli omeopatia hanno buon gioco nel ricordare come esse agiscano per il profitto, e non per la salute dei cittadini, che spesso esse hanno immesso sul mercato farmaci tossici, pericolosi e persino mortali, e che non è detto che il farmaco allopatico produca sempre gli effetti che promette. Anche se tutto ciò fosse vero, si tratta di un argomento pretestuoso, che non riduce di nulla la responsabilità dell’omeopatia nel commercializzare da sempre rimedi inutili.