Emozioni, senso e cambiamento secondo il Counseling Psicobiologico – dr. Andrea Bongiorno
Alcuni decenni fa, Erich Fromm, scriveva: “ Nella nostra società le emozioni vengono in generale scoraggiate. Benchè, senza dubbio, il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato.”
Oggi, grazie a Google, una ulteriore conferma. Un ricercatore dell’Università di Bristol, Alberto Acerbi, utilizzando il databases Ngram del famoso motore di ricerca, ha scomposto in parole la letteratura Inglese ed Americana dal 1900 al 2000. Dall’analisi emerge che nel corso degli ultimi cinquant’anni, la società,sembra sempre meno interessata alle emozioni.
È possibile Vivere lontano dalle emozioni?
Le emozioni sono la sperimentazione, in vivo, della vita: amiamo, giochiamo, odiamo, compriamo, corriamo, leggiamo, … . Sono le etichette che diamo alle esperienze che oltrepassano le soglie dell’indifferenza. Sono i momenti che seguono un bisogno o anticipano un’azione. Sono un evento psico-fisico, intero. Plasmano il valore dei ricordi, ingredienti della nostra identità.
Siamo una successione continua di fotogrammi emozionali, i più vistosi, li abbiamo nominati in rappresentazioni universali: paura, collera, disgusto, tristezza, gioia, sorpresa. Noi, non abbiamo emozioni, noi siamo le emozioni. La nostra “normale vita” non si snoda tra diversi momenti emozionali discreti, come torri che si ergono da un’immensa pianura, noi viviamo completamente e continuamente immersi in fluttuazioni emozionali. Sono colline più o meno ripide, montagne, faraglioni o valli, un intero continuum orografico.
Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire che ci ha dotato l’evoluzione per gestire in tempo reale gli eventi della vita.
Lungo la mappa delle nostre convinzioni, sono acceleratore e freno alle esperienze: guidereste un’auto senza saperli usare? Un buon viaggio può trasformarsi in incubo se non siamo capaci, ora di fermarci, ora di scattare con slancio.
A scuola ci insegnano a disegnare, scrivere, contare, …. Impariamo le lingue, la geografia, la storia, le scienze, … . Migliaia di informazioni per “crescere intelligenti”, ma quanto utili per, banalmente, Vivere Bene? Manca la materia più importante, quella rivolta all’insegnamento di cosa, meglio, di chi siamo.
Cresciamo bambini all’ingrasso di nozioni iperproteiche, diventiamo adulti “informati di altro” privi di consapevolezza, corpi sempre più governati da un ambiente, che dirige le nostre emozioni. Viaggiamo con un pilota automatico, sconosciuto, che ci ignora.
Perché non impariamo a conoscerci? A scuola abbiamo dedicato tempo allo studio dei dinosauri, alle guerre di Cartagine, ai Lanzichenecchi, … ai nomi degli affluenti del Po, … . Poi, a casa, i piatti da lavare, il pavimento da pulire, la televisione da guardare, il divano da provare, …, i compiti scolastici da finire. Capisco… la Vita, priva di cornici sovrannaturali è alquanto assurda: nasciamo ( … ) moriamo. Ci sono buone probabilità che non abbia un senso superiore … ma noi possiamo comunque darglielo, scegliendo! E per scegliere abbiamo bisogno di consapevolezza, abbiamo bisogno delle emozioni, abbiamo bisogno di conoscerle… di conoscerCI. Privi di emozioni vivremmo in un mondo di numeri senza valore, con un passato inutile per il futuro, dove i ricordi emergerebbero in immagini senza vita.
Ai bambini viene insegnata l’educazione artistica, l’educazione tecnica, l’educazione musicale, l’educazione fisica… perché non promuovere l’educazione emozionale? Sviluppare “l’intelligenza emotiva”, cioè la competenza nell’individuare, riconoscere, gestire e modulare le proprie emozioni. Contrariamente a quanto si possa credere, questa competenza non è innata, ma va appresa.
Aiutiamoci a capire cosa stiamo provando e vivendo, ad essere consapevoli dell’energia che ci muove, ad essere emotivamente intelligenti.
Ormai, anche i primi della classe lo hanno capito: non è il quoziente intellettivo l’indice predittivo per una buona e soddisfacente vita. La qualità non è proporzionale ai libri ben studiati, ma alla capacità di capire noi stessi e gli altri. La vita emotiva, come accade per la lettura e la matematica, può essere gestita con maggiore o minore abilità, e richiede un insieme di competenze esclusive. Gli individui con capacità emozionali ben sviluppate hanno maggiori probabilità di essere contenti ed efficaci nella vita, in grado di adottare gli atteggiamenti mentali che alimentano la produttività. Coloro che non riescono ad esercitare un certo controllo sulla propria vita emotiva combattono battaglie interiori che finiscono per sabotare la loro capacità di concentrarsi e pensare lucidamente, imprigionati in veri e propri sequestri emotivi.
Le emozioni concorrono a marcare i ricordi, il nostro riassunto identitario. Cosa succederebbe se vivessimo in balia di emozioni sconosciute?
Immaginiamo, per un attimo, d’aver vissuto accompagnati, ovunque, da un fotografo. Ci ha scattato centinaia di migliaia di foto, immortalati in ogni situazione. Ogni giorno riorganizza il nostro Book: la storia della vita in cento scatti. Quotidianamente, alcuni li aggiunge, altri li scarta, crea la nostra identità in formato 10x15cm.
Quale vita sarebbe raccontata se fossimo seguiti da un fotografo incapace, dove la scelta delle immagini fosse, così, affidata alla “persona sbagliata”? Per esempio, potrebbe selezionare solo scatti in cui stiamo mangiando, comunicando così, a chi guarda il book, d’essere una persona schiava del cibo. Oppure potrebbe riempire pagine con immagini in cui siamo sdraiati sul divano, trasmettendo un’idea di stanchezza e sedentarietà. Ma noi sappiamo, però, che la nostra vita non è stata di solo cibo e cuscini, giusto?
Non lasciamo che ignorate emozioni riassumano e definiscano la nostra personalità. Licenziamo il fotografo ed impariamo a sentirci: il battito accelerato, di fronte al capo ufficio, esprime amore o paura? Quale paura? Temiamo possa saltarci addosso e divorarci la vita? Ascoltiamoci.
Prendiamo in mano il nostro Book, guardiamoci, ci piacciamo? Ci riconosciamo? Siamo soddisfatti della vita che conduciamo? Possiamo cambiare?
Iniziamo: consapevolezza. Poi, gettiamo le foto che non ci piacciono, sostituiamole con altre. Recuperiamo diversi ricordi, saranno le nostre prime risorse. Cerchiamo tra i vecchi scatti un’immagine che meglio ci rappresenti. Per dare un senso alla vita dobbiamo impegnarci a comporre le esperienze che vogliamo vivere. Alcune foto potremmo trovarle facilmente, altre potrebbero non essere sufficienti per completare alcune pagine….benissimo, ecco le nostre nuove opportunità. La voglia di riempire quelle pagine costituiranno i bisogni su cui ci emozioneremo: la giusta energia per agire e scattare le Nostre Nuove Fotografie.
Per godere di un paesaggio, spesso, non è necessario andare da un’altra parte. Impariamo ad usare acceleratore e freno, viviamo la giusta emozione. Impariamo a fermarci per fotografare un fiore, poi accelerare per immortalare il movimento, e spostarci di quel poco per godere della giusta luce e composizione.
Ricordiamoci che avremo sempre la possibilità di scattare nuove foto per arricchire la nostra vita…emozioniamoci intelligentemente!!!!