Naturopatia scientifica e naturopatia tradizionale -Scuola Superiore di Counseling in naturopatia.
La Scuola Superiore di Naturopatia on-line e quella di Counseling ad indirizzo naturopatico fanno riferimento ai principi di base della naturopatia scientifica, e non ai presupposti storico-mitologici o alle infinite discipline che vengono fatte rientrare a forza nell’ambito della naturopatia per scopi commerciali.
La naturopatia non è una scienza nè un disciplina o un insieme di tecniche. Essa è più semplicemente (e nobilmente) un approccio scientifico alla salute rispettoso della natura umana, il quale può essere condiviso da medici allopatici come da psicologi, e, in definitiva, da tutti coloro che abbiano a cuore la cura del benessere proprio e altrui. In questo senso, la naturopatia è più simile a una filosofia ingenua di vita piuttosto che un sistema di cure naturali. Non c’è infatti incompatibilità di principio tra la chirurgia, per esempio, o la chemioterapia da una parte, e i suggerimenti naturopatici dall’altra.
La filosofia naturopatica, al contrario di come viene comunemente intesa, non consiste in un ritorno a pratiche mediche dimenticate, nel rifiuto a priori di strumenti di cura scientifici (a cominciare dai farmaci), nell’adesione dogmatica a religioni dietetiche (come la macrobiotica) e nella fede in Dio, comunque lo si voglia chiamare (come nelle floriterapia di Bach o nell’esoterismo più becero). Tutti, compresi i più accesi sostenitori della farmacologia di sintesi, sono assolutamente consapevoli dei danni che essa provoca. Il problema non è di demonizzare le cure allopatiche, ma di restringerle consapevolmente ai soli casi in cui non esistano alternative valide.
Questa alternative, con buona pace degli omeopati e dei naturopati tradizionali, non si trovano nei rimedi “naturali” o nelle diluizioni omeopatiche, perché a tutt’oggi la scienza non è riuscita a mostrane l’efficacia. Anche i più scettici tra i medici allopatici sarebbero ben felici che le malattie potessero essere guarite in maniera dolce, facile e indolore con rimedi naturali o con la forza della mente o delle “viibrazioni energetiche positive”. Il problema è che prima di affermarne irresponsabilmente l’efficacia, bisogna dimostrarla. Tutto qua.
La naturopatia scientifica, come ogni filosofia o disciplina che si rispetti e meriti di essere studiata, non è rivolta alla rivitalizzazione e alla celebrazione del passato, ma alla progettazione di un futuro migliore, lavorando nel presente sulla base dell’elaborazione critica dell’esperienza del passato. Nella naturopatia tradizionale questa elaborazione critica non c’è. C’è soltanto un nudo e crudo perpetuare antichi cerimoniali magici (la medicina cinese, la chinesiologia, la preparazione dei rimedi secondo regole liturgiche piuttosto ridicole), in una attività fine a sé stessa, che si avvolge a spirale in maniera acritica alla ricerca di continue conferme delle proprie fantasie.
Proprio perché alla naturopatia tradizionale, intesa maldestramente come sistema di cure (peraltro in contraddizione tra loro) manca totalmente la progettualità, la coerenza di un disegno, la chiarezza degli obiettivi, essa insegna a prescindere dalla valutazione oggettiva dei suoi effetti, spostando l’attenzione sulla convalida delle ipotesi su cui si regge. Tutto, nella naturopatia tradizionale, si fonda su continui e ossessivi rimandi a conferme teoriche che provengono da altre discipline teoriche, i cui assiomi possono essere interpretati a proprio uso e consumo, perché privi di aderenza alla realtà. La fisiologia medica occidentale viene così sovrapposta, in una patetica quanto ridicola quadratura del cerchio, con le regole magiche della medicina tradizionale cinese, le frequenze elettromagnetiche dei colori vengono associate ai sette chakra o ai rimedi aromaterapici o floriterapici, la succussione omeopatica viene giustificata con uno scontro quantico di particelle subatomiche secondo la meccanica quantistica.
Si tratta sempre di associazioni arbitrarie e prive di logica, di dimostrazione scientifica, persino di buon senso, ma tutte utili per affascinare la stragrande maggioranza dei seguaci della naturopatia tradizionale, assolutamente ignoranti di discipline scientifiche, ma così presuntuosi da credere che qualche oscuro personaggio abbia già scoperto ciò che tutti gli scienziati del mondo stanno ricercando, brancolando ancora nel buio. Quando poi ci si scontra contro l’evidenza del fatto che molte scoperte scientifiche straordinarie sono alla portata di tutti, mentre quelle considerate tali dalle medicine alternative restano da sempre pratiche di nicchia, e non sono neppure prese in considerazione da nessuna persona seria, la giustificazione più utilizzata resta quella del celeberrimo complotto internazionale, di solito associata all’idea della ristrettezza mentale degli scienziati.
La mentalità infantile si crogiola volentieri nella fantasia che il mondo sia diviso in buoni e cattivi: i naturopati, gli omeopati e tutti coloro che credono in qualunque cosa, dal mostro di Loch Ness agli Ufo, e, dall’altra parte, i cattivi, biechi personaggi facenti parte di sette segrete, i quali dominano il mondo imponendo le loro scelte attraverso le loro postazioni del male: le multinazionali. Così, i buoni hanno già la verità in tasca, talmente evidente da non poter essere messa in dubbio, e tale verità sarebbe confermata da antichi testi sacri e da prove scientifiche esistenti e inequivocabili, ma che i cattivi tendono a tenere nascoste (o riescono a dimostrare essere false o scorrette solo con la prepotenza della loro forza economica. I buoni sono sempre poveri, per la mentalità infantile).
In questo modo si costruisce una immagine assolutamente falsa ma affascinante di una realtà parallela, insieme all’i idea (irresistibile per le menti semplici) secondo cui coloro che credono fanno parte di una elite di illuminati, eredi dei custodi del Santo Graaal (gli pseudo presupposti storici si sprecano) i quali hanno capito tutto di come funziona il mondo, ma sono destinati a non essere ascoltati. Di conseguenza essi si riuniscono in sette, frequentano soltanto ambienti pseudo culturali tra iniziati, e dedicano la loro vita a compatirsi a vicenda, a perpetuare rituali magici e a negare qualsiasi opinione contraria, anche se evidente.
Il meccanismo in base al quale si diffondono così facilmente queste false credenze relative al fondamento scientifico di queste discipline è semplice: il presupposto consiste nel cancellare ogni riferimento alle dimostrazioni contrarie, e alla mancanza di dimostrazione dell’efficacia dei rimedi o delle cure che vengono propagandate. Dopodiché, si tratta di ricollegare i principi di una scienza complessa, come la fisica moderna, per esempio, e interpretarli come ci fa più comodo, approfittando della straordinaria complessità della scienza, che si espone al rischio di illusorie interpretazioni se in mano a personaggi ignoranti. Per esempio, in naturopatia si associano le funzioni dei meridiani con i chakra, insieme a quelle delle ghiandole endocrine.
L’operazione può essere facilmente condotta dal momento che, mentre l’endocrinologia è una scienza su cui non è facile bluffare, meridiani e chakra possono essere interpretati sempre nel senso che ci fa comodo, utilizzando la nota strategia (ampiamente utilizzata dalla ciarlataneria cinese) di ricollegare ogni elemento agli altri, in un cerchio di reciproche influenze. Così, se l’associazione tra un meridiano con una certa funzione fisiologica non combacia per nulla, è sempre possibile (costruendo quella che nella ricerca scientifica viene bollata come una “ipotesi ad hoc”) giustificare questa incompatibilità con l’influenza di un meridiano precedente, successivo o parallelo. In questo modo, come nel gioco delle tre carte, tutto può essere interpretato alla luce di qualsiasi strampalata teoria.
Tutto, ma proprio tutto l’insieme delle innumerevoli tecniche fatte rientrare a forza nel calderone della naturopatia, mostra la sua ridicola povertà di contenuti, se preso isolatamente e valutato alla luce della conoscenze attuali. Ecco che allora la infantile strategia della naturopatia commerciale consiste nel rivestire le patetiche teorie prescientifiche cui essa si ispira di un’aura di scientificità, dopo averne ampiamente elencato i presupposti storici. Per esempio, gran parte delle funzioni terapeutiche delle piante sono legate alle tradizioni popolari, a loro volta fondate sull’ingenuo pensiero analogico.
In mancanza di conferme scientifiche circa le loro attività terapeutiche (o in aperta contraddizione con queste evidenze, quando ci sono), la fitoterapia commerciale insegnata ai naturopati giustifica e rivendica una incontestabile efficacia di un rimedio vegetale attraverso l’argomento storico (strumento sillogistico notoriamente scorretto): il rimedio non ha una certa funzione perché questa è stata documentata, ma perché, da tempo immemorabile, e possibilmente in luoghi lontani, esso veniva utilizzato per la cura di una certa malattia. (Il fatto che se ciò fosse vero, la farmacologia avrebbe già da tempo sintetizzato il relativo principio attivo per costruire un farmaco, è una considerazione che non supera la barriera cerebrale difensiva dei naturopati tradizionali).
Si noti che l’espressione usata è, paradossalmente, “veniva utilizzato”, e non “curava”, una certa malattia. Come noto, infatti, la medicina popolare si fondava più sull’effetto placebo (della cura e delle preghiere), sui processi di riparazione omeostatica e sul riposo, piuttosto che sull’efficacia effettiva dei rimedi. Per la naturopatia tradizionale, e il business della integrazione fitoterapica che le ruota intorno, non è necessario dimostrare l’efficacia del rimedio, ma basta che esso sia stato utilizzato nell’antichità a giustificarne tale efficacia.
Si coglie, da queste poche considerazioni introduttive, quello che per la naturopatia tradizionale è il punto di forza, e che per la naturopatia scientifica è invece la dimostrazione implicita della sua infondatezza: la naturopatia tradizionale non ha ragione di esistere se non accompagna le sue fantasiose e contraddittorie teorie con la somministrazione di rimedi. Non è concepibile, in altre parole, praticare la naturopatia se non prescrivendo farmaci naturali o la sottoposizione a tecniche imposte dal guaritore di turno. La consapevolezza, l’azione e la partecipazione della persona al processo di guarigione è un optional di cui il naturopata tradizionale fa volentieri a meno, perché potrebbe far crollare il castello di carte (truccate) su cui si regge la sua fragile competenza professionale.
Impostare, infatti, la propria attività terapeutica, come la nostra Scuola insegna, sulla conoscenza dei meccanismi che regolano il comportamento umano, richiede studio, impegno, applicazione e una certa passione per la scienza. Rendere più chiaro il problema del cliente e illustrargli le possibili soluzioni, richiede intelligenza, cultura, capacità di cogliere le connessioni tra i fenomeni, e, oltretutto, non garantisce alcun risultato. Fare il naturopata tradizionale, invece, è alla portata di tutti: basta imparare a memoria le funzioni più o meno leggendarie di certi rimedi e di un certo numero di piante, conoscere la differenza tra proteine, lipidi e carboidrati, e fare affidamento sull’effetto placebo (il quale, come noto, agisce positivamente su una percentuale media di casi intorno al 30%, proprio la stessa percentuale di successo delle cure naturopatiche tradizionali), e il gioco è fatto.
La naturopatia scientifica, invece, è quella che si fonda su acquisizioni provenienti dalla ricerca nell’ambito delle scienze naturali, umane e sociali, e non dalla rivisitazione acritica di antichi testi sacri. Il suo riferimento teoretico ed epistemologico si trova nella psicobiologia, cioè nella disciplina scientifica che spiega il comportamento umano attraverso la concordanza di punti di vista diversi, provenienti da tutte le discipline che hanno per oggetto il comportamento dell’uomo: la biologia (e l’etologia in particolare, la sociobiologia, l’antropologia culturale, la psicologia evoluzionistica, la storia, la filosofia, le neuroscienze e le scienze della comunicazione).
La naturopatia scientifica non dedica la sua esclusiva attenzione alla diagnosi e alla somministrazione di una cura, come avviene in naturopatia tradizionale, ma fornisce una consulenza relativa allo stile di vita del cliente, prospettando tutte le possibili correzioni al medesimo in una prospettiva adattiva. Ciò può avvenire solo analizzando le caratteristiche del cliente in un’ottica psicobiologia e non biomedica, e cioè non andando alla ricerca di una classificazione diagnostica e di un difetto di funzionamento, ma al contrario, cercando di far emergere attraverso il colloquio quali siano le risorse di quella persona su cui sia possibile fare leva per produrre un cambiamento. Si nota subito, ci sembra, la visione diametralmente opposta della salute tra la naturopata tradizionale e quella scientifica.
Quest’ultima, per coerenza e serietà, ma specialmente per rispetto verso il prossimo, non propone cure miracolose o rimedi per ogni male, ma cerca di favorire la crescita della consapevolezza, la quale non può fondarsi su fantasie new age, per quanto affascinanti, ma su evidenze scientifiche. Per questo motivo la naturopatia scientifica rifiuta l’applicazione di tutte quelle pratiche ingannevoli e illusorie, al limite della ciarlataneria, che vengono abitualmente insegnate nelle scuole di naturopatia. Iridologia, medicina cinese, omeopatia, floriterapia e le altre innumerevoli pseudoscienze sono analizzate e spiegate criticamente, senza alcun pregiudizio, ma per mostrarne i meccanismi nascosti, i quali fanno leva sulla debolezza psicologica e sul pensiero magico che, più o meno, caratterizzano tutti noi e che emergono più evidenti in periodi storici di incertezza (anche economica e politica) come quelli attuali.