Vivere consapevolmente secondo il Counseling Psicobiologico- dr. Andrea Bongiorno
Consapevolezza
Ricordo i viaggi in auto, quando non c’era ancora l’obbligo delle cinture ed i bambini erano liberi di poter scegliere l’orizzonte. Si appoggiava la fronte al finestrino laterale, quasi sempre freddo, e si guardava l’unico video disponibile al tempo: il paesaggio. Quando la strada era particolarmente lunga, non solo l’ambiente mutava, ma anche l’altezza dello sguardo cambiava. Si poteva scegliere di puntare gli occhi verso il basso, cercando di cogliere gli oggetti più vicini, metterli a fuoco il più velocemente possibile, prima che sparissero nel lunotto posteriore. Era un passatempo impegnativo, frustrante, a volte nauseante, una successione spesso indistinta di paletti, sabbia e sassi, terra, erba e tanti piccoli rifiuti. Ripensandoci, provo una certa ansia: rincorrere costantemente qualcosa di sfuggente… una ricerca costantemente insoddisfatta…, in apnea, senza riflessioni, pensieri od immagini. Ed intanto il tempo passava.
Diversamente, si potevano alzare gli occhi, allontanarsi un po’ dal finestrino, appoggiare la testa al sedile e guardare lontano. Ammirare una casa, una collina, le nuvole all’orizzonte e percepire un diverso respiro. Ci si dava il tempo per capire, per pensare, per immaginare, stimolati da ciò che, adesso, era più comprensibile. Sulla consapevolezza del paesaggio si costruivano frammenti di storie straordinarie, racconti che potevano accompagnarci per tanto, tanto tempo.
E voi, ora, siete consapevoli? Di cosa?
Probabilmente d’essere in un luogo, forse in un tempo, e star leggendo queste righe. Con quale atteggiamento, con quali emozioni e pensieri?
Dov’è la mano con cui controllate l’immagine dello schermo? Appoggiata casualmente sul tavolo o già pronta sul mouse per lo scroll del testo…. E, se avete un tablet, l’indice, o il pollice, è sul bordo? Pronto a slittare su un altro argomento?
Avete la consapevolezza di essere un corpo? La vostra postura può raccontarvi molto…anche “di come” state vivendo la lettura di un articolo, delle aspettative circa il contenuto e delle azioni che, inconsapevolmente, state preparando. Siete pronti a scappare o a stare?
Quali sono i vostri orizzonti? A quale velocità affrontate la vita? Con quale dettaglio riuscite a distinguerne gli eventi?
Avete mai pensato, a seguito di un’esperienza, che qualcosa vi sia sfuggito? “Ma come ho potuto non accorgermene ? Ero lì, presente, eppure…”.
Immaginate, se quell’esperienza fosse un’intera vita?
Aristotele, nella Metafisica, afferma che l’uomo, per natura, desidera sapere. Alla nascita mostriamo grande piacere nell’esplorazione del mondo. Lottiamo strenuamente per dare un significato a quello che vediamo e sentiamo, siamo contenti di imparare nuove cose. Desideriamo davvero sapere: con quanti “perché?” i bambini bombardano gli adulti?
Il bisogno di vivere consapevolmente è nella natura umana. Ma troppo spesso succede qualcosa che…
Tutti noi siamo mossi da valori e idee di cui possiamo essere o meno consapevoli. Viviamo con idee precostituite, più o meno esplicite, sulla natura dell’uomo e della donna, sulle cose che contano di più, sul modo in cui le persone dovrebbero interagire, su ciò che sia giusto o sbagliato, sul bene e sul male, sul significato dell’amore e del sesso, sull’importanza del lavoro, sul senso della giustizia, sulle relazioni tra individuo e società, ecc… Ma, quando ci viene chiesto di esprimere le nostre convinzioni, incontriamo spesso difficoltà. La nostra “filosofia di vita” è in buona parte inconsapevole e, con molta difficoltà, riusciamo a farla emergere alla coscienza.
Viviamo sempre più in ambienti che tendono a trascinarci fuori da noi stessi e tendono a farci perdere di vista “la cosa” più importante. Ci lasciamo catturare dall’urgenza del momento, da una catena infinita di atti rivolti all’inutile. Godiamo del privilegio di poter comunicare con chiunque, ovunque ed in qualsiasi momento, ma troviamo sempre più difficile “entrare in contatto” con noi stessi.
Dov’è il tempo per pensare e pensarCi?
Paradossalmente il progresso sembra esserci nemico. Mi domando, ma se non ci fermiamo a riflettere, come possiamo capire ciò che piace, ciò che siamo e vogliamo? Proviamo a chiederci :”che cosa mi far star bene?”, “Che cosa mi far star bene….e non è comparsa nelle ultime pubblicità?”, “che cosa mi far star bene…non è comparsa nelle ultime pubblicità… e, dovrei impegnarmi per raggiungerla?”
La tecnologia evolve sfornando prodotti che dovrebbero rendere i nostri compiti sempre più semplici e veloci, ma allora, dov’è finito il tempo risparmiato? Non vi sembra, invece, di correre sempre più velocemente verso… verso… verso… verso… verso dove? Abbiamo ormai così poco tempo che deleghiamo anche i desideri, corriamo così velocemente da non veder nulla o quasi, a tutta velocità lungo una stretta strada senza orizzonti comprensibili…con gli occhi bassi verso una successione spesso indistinta di paletti, sabbia e sassi, terra, erba e tanti piccoli rifiuti.
La conoscenza cresce ad un ritmo senza precedenti, e le istruzioni ricevute ieri possono essere del tutto inadeguate alle necessità di domani. Se vogliamo essere in grado di adattarci, dobbiamo fare del continuo apprendere il nostro stile di vita. Imparare a conoscere non solo quanto ci circonda, ma anche i nostri bisogni e risorse.
Una vita consapevole si fonda sul rispetto della realtà, ed anche il nostro interiore ne fa parte. Troppi sono coloro che hanno eletto a propri rappresentanti entità sconosciute: autorità autoreferenziali che dispensano verità. Soggetti di cui non conosciamo nulla, ma a cui affidiamo la direzione della nostra vita, ciecamente. E, se scegliamo di vivere alla cieca, abbiamo ottime ragioni per avere paura: bisognerebbe evitare di guidare bendati, giusto?
Ciò che tendiamo a non vedere nel mondo tende a riflettersi su ciò che non guardiamo dentro di noi. Ed ovviamente, chi nega la presenza di un bisogno può completamente esser cieco verso le opportunità per soddisfarlo.
Vivere consapevolmente vuol dire essere presenti alla realtà.
Da piccolo ho imparato che la velocità è inversamente proporzionale alla qualità dei dettagli. Quando ho imparato a guidare ho apprezzato la libertà delle scelta, l’opportunità di dirigermi verso i miei orizzonti e la possibilità di decidere quanto forte andare: avevo diciotto anni. Avevo diciotto anni ed una bella macchina. Sono partito deciso verso….ho acceso lo stereo ad alto volume per tenermi sveglio, così da continuar instancabilmente a guidare verso…ho preso con me la cartina stradale, per non fermarmi a chiedere informazioni, ero certo che avrei trovato la strada giusta per arrivare là…. mangiavo al Mc Drive, così, per non perder tempo. Ma la strada sembrava non arrivare…
Ed un bel giorno, dopo circa vent’anni di viaggio, mi sono accorto di un piccolo particolare…di una cosa che, teoricamente, sarebbe impossibile da non vedere o capire…una di quelle ovvietà che chiunque sa…non dovrebbe sfuggire!
Avevo diciotto anni, una bella macchina e… sono partito, ma, in quel momento, non sapevo dove mi trovavo. Credevo di conoscere, pensavo di conoscermi, ero convinto di scegliere con consapevole ragionevolezza: frottole! Non avevo capito un bel niente: “giovane presuntuoso”. Ho percorso migliaia di chilometri senza alcun significato, senza una corretta direzione, spesso senza neppure sapere, veramente dove andare… utilizzando la mappa di un luogo non mio. Ho impiegato vent’anni per capirlo.
Ripensandoci, provo una certa ansia: rincorrere costantemente qualcosa di sfuggente… una ricerca costantemente insoddisfatta…, in apnea, senza riflessioni, pensieri od immagini. Ed intanto il tempo passava.
Consapevolezza, non fate il mio stesso errore.
Ah, dimenticavo…essere consapevoli è impegnativo. Ma come diceva qualcuno… essere o non essere, questo è il problema… Non guardare la realtà per quella che è non ne produrrà il mutamento. La comprensione e l’accettazione di sé è alla base della crescita, del cambiamento e di una vita più prossima alla Vita.